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CANNES 2019 Proiezioni speciali

Recensione: La cordillera de los sueños

di 

- CANNES 2019: Il nuovo documentario del cileno Patricio Guzmán denuncia l'amnesia collettiva del suo paese riguardo la dittatura di Pinochet attraverso un'ode al miracolo geografico delle Ande

Recensione: La cordillera de los sueños

Il cineasta cileno Patricio Guzmán (Nostalgia de la luz [+leggi anche:
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) ha presentato il suo ultimo documentario La cordillera de los sueños [+leggi anche:
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, alla 72ma edizione del Festival di Cannes. Il film ha esordito fuori concorso nella sezione Proiezioni speciali della manifestazione francese, e denuncia l’amnesia collettiva che affligge la popolazione cilena riguardo al suo passato politico. Si tratta di una critica alla riluttanza dei cileni nel riaprire le ferite mai rimarginate della dittatura, sollevata con un sentito inno al maggior tesoro geografico che il paese possiede: l’imponente catena montuosa delle Ande.

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Nel suo nuovo poema cinematografico di non-fiction, Guzmán utilizza la figura delle Ande come mezzo metaforico per chiedersi perché le persone incaricate di proteggere un paese, finiscano per essere le stesse a distruggerlo. Come denuncia la voce fuori campo del regista, durante il primo terzo del film, “se le Ande rappresentano l’80% del territorio cileno, e sono sempre state ignorate e trascurate dal governo, questo significa che il Cile non si preoccupa dell’80% del suo paese”. In questa frase, Guzmán non ci parla strettamente della catena montuosa. Il regista di El caso Pinochet, compara il disinteresse del governo nel prendersi cura e preservare la bellezza di questa meraviglia naturale, con l’abbandono (e successiva tortura e sterminio) della popolazione dal momento in cui i militari guidarono il colpo di Stato del 1973 che rovesciò il presidente socialista Salvador Allende. 

La voce del documentarista esiliato quaranta anni prima descrive, dettagliatamente, i fatti accaduti durante la detenzione da parte delle autorità, così come la fuga dal paese con la sua famiglia dopo l’azione militare. La testimonianza personale di Patricio Guzmán, non è l’unica che abbiamo ne La cordillera de los sueños. Il regista intervista artisti, cineasti, e figli di cileni esiliati – uniti tra loro per il trauma che condividono –, mentre ci mostra anche del materiale di archivio filmato dai colleghi che rimasero in Cile durante il colpo di Stato.

L’inserimento di queste coraggiose voci che rivivono ed esorcizzano il loro trauma parlandone di fronte alla camera, che tanto ammira l’autore del documentario, non sono una cosa normale, ma un miracolo. L’autore di La batalla de Chile non nasconde il suo sconforto nel riconoscere di essere nato in un paese che non vuole ricordare se stesso. Ma, nonostante il tono di dolore e afflizione che la voce fuori campo trasmette in questo poema, La cordillera de los sueños, prima di tutto, è un appello per svegliare le nuove generazioni affinché ridiano al Cile la sua allegria. 

La cordillera de los sueños è stato prodotto dalla compagnia francese Atacama Productions, ARTE France Cinéma, Sampek Productions e la cilena Market Chile. La compagnia francese Pyramide Internacional si incarica della vendita all’estero.

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(Tradotto dallo spagnolo da Elisa Flammia)

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