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CANNES 2019 Fuori concorso

Recensione: Diego Maradona

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- CANNES 2019: In questo documentario diviso in due, Asif Kapadia mette l'amabile e vulnerabile Diego a confronto con la meno tenera figura pubblica di Maradona

Recensione: Diego Maradona

Undici anni dopo il divisivo documentario su Maradona di Emir Kusturica che ruotava attorno al goal "Mano di Dio", il vincitore dell'Oscar Asif Kapadia affronta il capitano vincitore ai Mondiali del 1986 con un approccio più classico e cronologico in Diego Maradona [+leggi anche:
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intervista: Asif Kapadia
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, proiettato fuori concorso al Festival di Cannes.

Questo è un film sul caos. Perché mentre Maradona era un genio in campo, il film fa di tutto per mostrare quanto ribelle fosse fuori. Il documentario si concentra sugli anni 1984-1991, quando il capitano argentino, uno dei più grandi calciatori in circolazione, giocò e cambiò il destino del Napoli. La squadra non aveva mai vinto il campionato italiano, e lo farà due volte con Maradona in campo. Ma prima dei due titoli di campionato, l'argentino portò quasi da solo la sua nazione alla vittoria dei Mondiali in Messico.

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Le sue imprese erano tanto più notevoli se si considera che giocava allo stadio San Paolo la domenica, e subito dopo il fischio finale beveva, andava a letto con le donne e sniffava cocaina fino a mercoledì sera, giorno in cui si ricordava di essere un atleta professionista e cominciava a ripulirsi in vista della partita del fine settimana.

È una bella storia, ma che è stata ben raccontata in passato, e Kapadia fatica a trovare un nuovo punto di vista, nonostante abbia accesso a 500 ore di materiale d'archivio, in gran parte proveniente dalla collezione personale di Maradona, dai suoi amici e nemici, e per lo più mai visto prima. Come ha fatto con Amy [+leggi anche:
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e Senna [+leggi anche:
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, Kapadia racconta la storia attraverso detto materiale d'archivio e una voce fuori campo. Ma a differenza di Amy e Senna, qui Kapadia ha a che fare con un soggetto vivente e può quindi intervistare Maradona sulla sua vita – e lo fa. È quindi sorprendente che l'argentino non dica molto delle sue scappatelle, il che suggerisce che non sia stato un grande interlocutore. Kapadia deve fare affidamento sui suoi amici ed ex fidanzate per raccontare la storia, ma il fatto che scelga di limitare questo racconto agli anni ben documentati in cui Maradona ha giocato al Napoli è deludente.

L'ipotesi che Kapadia spinge è quella fornita dall’allenatore di Maradona, Fernando Signorini. Egli afferma che ci sono due personalità al lavoro: Diego il povero, vulnerabile ragazzo dei bassifondi di Buenos Aires, che è un ragazzo adorabile, e Maradona, la figura pubblica, il calciatore, la stella, l'ego. Ma è un cliché dividere la vita pubblica e privata di una celebrità come questa, e qui serve anche a farci chiedere perché Kapadia abbia scelto di girare un film su Maradona, piuttosto che su Diego, che sembra più interessante e simpatico.

Eppure non sappiamo nulla del perché il calciatore abbia un tatuaggio di Che Guevara, dei suoi anni trascorsi con Fidel Castro a Cuba, o del perché le interviste con lui si svolgono a Dubai. I filmati di calcio, le celebrazioni e le feste finiscono per essere anche troppe. Non c'è abbastanza sui suoi legami mafiosi – e non c’è neanche abbastanza la voce di Maradona. Ma con due grandi registi che non sono riusciti a realizzare un film definitivo su Maradona, forse dovremmo lasciare che siano le riprese del suo piede sinistro a parlare.

Diego Maradona è una produzione On The Corner presentata da Lorton Entertainment (Regno Unito). Le vendite internazionali sono curate da Altitude.

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(Tradotto dall'inglese)

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