Recensione: El hijo del acordeonista
- Fernando Bernués adatta al cinema il libro omonimo di Bernardo Atxaga, cercando di restituire la nostalgia e il dolore degli scontri personali e politici dell'originale letterario
El hijo del acordeonista è uno dei romanzi più famosi e personali dello scrittore basco Bernardo Atxaga, che già Montxo Armendariz portò al cinema nel suo famoso Obabakoak nel 2005 (Obaba), con interpreti Eduard Fernández, Pilar López de Ayala, Juan Diego Botto e Bárbara Lennie; e nel 2011 è uscito Bi anai (Dos hermanos), diretto da Imanol Rayo, sempre ispirato a un suo libro. Ora è Fernando Bernués (San Sebastián, 1961) che ha affrontato il suo primo lungometraggio da regista in solitario (ha già firmato con Mireia Gabilondo, nel 2006, Kutsidazu bidea, Ixabel (Enséñame el camino, Isabel), e tre anni dopo Mugaldekoak (Operación Comête), trasformando in immagini le pagine di El Hijo... Il cineasta ha anche un ampio curriculum come uomo di teatro, produttore, regista televisivo e sceneggiatore.
Interpretato da Aitor Beltrán, Iñaki Rikarte, Cristian Merchán, Bingen Elortza, Joseba Apaolaza, Mireia Gabilondo, Frida Palsson, Miren Arrieta, Laia Bernués e Eneko Sagardoy (vincitore del Premio Goya 2018 al miglior attore rivelazione dell’anno precedente per Handia [+leggi anche:
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intervista: Aitor Arregi e Jon Garaño
scheda film]), El hijo del acordeonista [+leggi anche:
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scheda film] si divide in tre parti (o capitoli temporali/geografici: 1, Obaba; 2, Francia; e 3, Stoneham, che rappresentano, come nel romanzo originale, l'infanzia, la giovinezza e la maturità dei suoi protagonisti) sulla base della sceneggiatura di Patxo Telleria, che, attraverso gli eventi che i suoi personaggi vivono, rivela la turbolenta storia politica dei Paesi Baschi durante buona parte del XX secolo. La telecamera seguirà le orme di David e Joseba, dal momento in cui hanno condiviso un'aula rurale fino alla loro età matura, passando attraverso i loro anni di gioventù rivoluzionaria, armata e rappresaglia.
Con una colonna sonora emotiva composta da Fernando Velázquez (Un monstruo viene a verme [+leggi anche:
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intervista: Juan Antonio Bayona
scheda film]), il film – parlato in euskera, inglese e spagnolo – a volte manca della tensione richiesta dalle situazioni che mostra, a causa di una messa in scena poco rischiosa che, a volte, ricorda più una serie TV d’epoca che un film con ambizioni più alte: qui parliamo di tradimento, rottura della famiglia, amicizia, peso sociale, riunione e peso del silenzio.
Inoltre, dopo un inizio di grande bellezza estetica (il film è girato in luoghi spettacolari di Navarra e Paesi Baschi) e una presentazione di personaggi che alimentano il mistero e le ferite ancora non cicatrizzate, i continui flashback e certe precipitazioni narrative causano confusione di trame e ruoli. Un maggiore approfondimento delle dinamiche delle relazioni e del perché si sceglie qualcosa di radicale come la violenza armata, sarebbe stato necessario per comprendere le ragioni di tutti i conflitti – personali e sociali – che sono esposti in questo film.
El hijo del acordeonista è una produzione di Abra Prod. S.L. e Tentazioa S.A., con l’aiuto del Governo Basco e dell’ICAA, e con la partecipazione di ETB. Sarà distribuito da Filmax e Barton Films. Esce nei cinema spagnoli il 12 aprile.
(Tradotto dallo spagnolo)
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