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MÁLAGA 2019

Recensione: 522. Un gato, un chino y mi padre

di 

- Paco R. Baños guida questo road movie attraverso il sud della Spagna e il Portogallo, con a bordo un'ispirata Natalia de Molina

Recensione: 522. Un gato, un chino y mi padre
Natalia de Molina in 522. Un gato, un chino y mi padre

Sfortunatamente, non ci sono molte coproduzioni tra Spagna e Portogallo, paesi limitrofi in cui si svolge l'azione dell’allegro, colorato e luminoso 522. Un gato, un chino y mi padre [+leggi anche:
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, road movie che inizia nelle affollate strade di Siviglia e termina presso le maestose scogliere dell'Algarve, con protagonista l'attrice molto richiesta Natalia de Molina (vista all'ultima Berlinale nella storia d'amore lesbico Elisa y Marcela [+leggi anche:
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, agli ordini di Isabel Coixet) e diretto da Paco R. Baños. Il film ha gareggiato per la Biznaga d’Oro, la scorsa settimana, nell’ambito della sezione ufficiale del 22° Festival de Málaga. Cine en Español.

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In questa stessa manifestazione, Baños presentò sei anni fa il suo primo lungometraggio, Ali, interpretato da un'altra giovane attrice di talento, in quel caso Nadia de Santiago. In seguito, il regista di Siviglia è passato alla televisione, dirigendo due episodi della prima stagione dell'ambiziosa serie La peste, capitanata da Alberto Rodríguez (La isla mínima [+leggi anche:
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). Ora è tornato al cinema con una commedia drammatica che ha poco a che fare con il suo recente lavoro audiovisivo per Movistar Plus+ e molto di più con l'analisi della psicologia femminile che fece nel suo debutto.

George è il nome del personaggio di Natalia de Molina, una paziente con agorafobia il cui unico contatto con il mondo esterno non supera mai la distanza dal suo appartamento di quei 522 gradini che danno il titolo al film. Qualche incontro sessuale con un vicino (interpretato da Manolo Solo) e l'interazione con il suo gattino completano la sua scarsa vita sociale. Ma quando, in un incidente stradale, l'animale passerà a miglior vita, deciderà di portare le sue ceneri in un posto speciale: per far ciò, avrà bisogno della complicità di un cinese del quartiere (Alberto Jo Lee) per seguire le indicazioni di una guida turistica scritta da suo padre, che la ragazza non vede da troppo tempo.

Così, il film – audace nelle sue pretese, irregolare nei suoi risultati, con un montaggio vertiginoso e un tono che combina l'ironico con l'assurdo, sempre alla ricerca del sorriso e dell'emozione – inizia in un universo chiuso e caotico, qual è la stanza di George, una gabbia disordinata e piena di cose da cui la ragazza dovrà fuggire lottando contro se stessa: la zona di comfort è quindi rappresentata come uno stato fisico oltre che mentale, una fortezza inespugnabile che l'essere umano costruisce per non affrontare i problemi più radicati.

Dopo questo inizio urbano, il film sale su un furgone – all'interno del quale George cerca di riprodurre il suo microcosmo privato – e, come in ogni road movie, concatenerà varie situazioni con personaggi nuovi ed episodici, mentre il sole, il vento e, soprattutto, il mare del Portogallo disintossicheranno la sua protagonista dalle sue ossessioni, dallo stress e dalla sua chiusura: la libertà conquistata alla fine invaderà lo schermo in una ripresa aerea di grande bellezza, girata in quello che per molto tempo è stato considerato la fine del mondo.

522. Un gato, un chino y mi padre, la cui sceneggiatura è scritta dal regista, è una coproduzione tra la compagnia spagnola Tarkemoto e la portoghese Ukbar Filmes, distribuita in Spagna da Super8. Ha contato sull’appoggio di Junta de Andalucía, ICAA e ICA, con la partecipazione di Canal Sur Televisión. Delle sue vendite si occupa la tedesca Media Luna New Films.

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(Tradotto dallo spagnolo)

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