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BERLINALE 2019 Concorso

Recensione: Out Stealing Horses

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- BERLINO 2019: Il norvegese Hans Petter Moland adatta l'amatissimo bestseller del connazionale Per Petterson con ottimi risultati, grazie al fidato attore svedese Stellan Skarsgård

Recensione: Out Stealing Horses
Stellan Skarsgård in Out Stealing Horses

L'alta stima di cui regolarmente gode il cinema scandinavo contrasta in modo significativo con la rappresentazione della regione nella competizione principale dei maggiori festival cinematografici. L'anno scorso, The Real Estate [+leggi anche:
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è stato il primo concorrente svedese a Berlino in nove anni, e quest'anno la Norvegia ha ottenuto l'ottava partecipazione dall'inizio della Berlinale nel 1951. In questo club esclusivo, il regista Hans Petter Moland è l'indiscusso Mr Norway, dato che la Berlinale lo ha ammesso non meno di quattro volte, con The Beautiful Country, A Somewhat Gentle Man [+leggi anche:
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e, ora, Out Stealing Horses [+leggi anche:
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. Come d’abitudine ormai per Moland, il ruolo principale è interpretato da Stellan Skarsgård, che farà credere agli svedesi di aver anche loro quasi passato la cruna dell’ago.

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La proposta Stellan-norvegese di quest'anno, basata sull'amatissimo e pluritradotto bestseller di Per Petterson, inizia nel 1999, poco prima del volgere del millennio. Il 67enne Trond (Skarsgård) non vede l'ora che arrivi un tranquillo Capodanno: "Mi ubriacherò al punto giusto e poi dormirò il più possibile senza essere morto", informa la sua ricca voce off da baritono. Quest’uomo, per sua stessa valutazione, "fortunato" ha appena comprato un cottage nella più remota delle campagne norvegesi. Qui, si godrà i piccoli momenti della vita di tutti i giorni e lascerà semplicemente passare il tempo.

L'ammirevole piano di Trond viene presto ostacolato da un vicino che si rivela essere un ricordo di un passato ancora più remoto. I flashback degli anni passati presto si contorcono, si muovono e si fanno strada, simili alla proverbiale scatola di vermi.

Il nome del vicino è Lars, lo stesso Lars che visse qui con la sua famiglia nell'estate del 1948. A quel tempo, il quindicenne Trond e suo padre affittarono un cottage (proprio lo stesso...) e fecero cose divertenti che i discendenti dei vichinghi generalmente amano fare: abbattere alberi, fare verticali nudi sotto la pioggia e rubare cavalli. Almeno è così che lo definisce il fratello maggiore di Lars, Jon, quando lui e Trond si intrufolano nella vicina fattoria e montano i cavalli senza sella. Trond gode di una bella formazione. Poi arrivano le tragedie, coinvolgendo la morte, il tradimento, l'abbandono e altra morte, che colpiscono Trond, Lars, Jon e le loro famiglie per decenni a venire. Non c'è da stupirsi che il "fortunato" Trond abbia bisogno di una bella dormita alla fine del 1999.

Adattare il romanzo di Petterson – 240 pagine sapientemente assemblate, che saltano avanti e indietro tra il 1943, il 1948, il 1956 e il 1999 – è una missione apparentemente impossibile. La sceneggiatura di Moland merita calorosi elogi ma chiede anche di non battere ciglio. Una parte delle meravigliose riflessioni interiori di Trond è stato tuttavia sacrificato (una buona ragione per riprendere in mano il libro un giorno).

Il film di Moland non potrebbe essere più bello. Cattura l'essenza di un'estate lontana quando tutto sembrava, odorava – ed era – buono. Ingloba il freddo, l'oscurità, i momenti tormentati e la malinconia dei giorni passati e delle occasioni perdute. Il cast, pieno di ottimi attori scandinavi, brilla. Nel fidato svedese Skarsgård, Mr Norway ha ancora una volta trovato un protagonista indiscutibile, forse persino un meritato Orso. La sua frase su "non colpire quell'uomo a Karlstad" è puro Stellan.

Out Stealing Horses è prodotto da 4½ Fiksjon AS in coproduzione con Helgeland Film, Zentropa, Zentropa Sweden, Nordisk Film e Film i Väst. Le vendite sono curate da TrustNordisk.

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(Tradotto dall'inglese)

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