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SUNDANCE 2019 Concorso World Cinema Documentary

Recensione: Gaza

di 

- I cineasti irlandesi Andrew McConnell e Garry Keane hanno trascorso quattro anni a documentare la vita quotidiana degli abitanti di Gaza

Recensione: Gaza

Proiettato nel Concorso World Cinema Documentary del Sundance Film Festival prima di dirigersi al Dublin International Film Festival alla fine di questo mese, e co-diretto dagli irlandesi Andrew McConnell e Garry Keane, Gaza [+leggi anche:
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è composto da interviste con persone che vivono sulla striscia di terra che corre per 25 miglia lungo il Mar Mediterraneo ed è larga solo sette miglia. La decisione di parlare solo con gli abitanti di Gaza dividerà il pubblico, ma è un riconoscimento di quanto raramente ascoltiamo la storia di Gaza raccontata da normali civili. È un documentario dei nostri tempi, che racconta una storia progettata per suscitare una risposta emotiva del pubblico – e ci riesce molto bene.

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Ci sono poche parti del mondo che scatenano tanta tensione emotiva, quando se ne parla, quanto Gaza, dove ci sono state tre guerre contro Israele negli ultimi dieci anni, in seguito all'arrivo del Movimento di resistenza islamico Hamas come organo di governo nel 2007. I suoi confini con Israele e l'Egitto sono chiusi, ostacolando il libero movimento di merci e persone da e verso il territorio. L'ex primo ministro britannico David Cameron disse alla Camera dei Comuni nel giugno 2010: "Tutti sanno che non risolveremo il problema della pace in Medio Oriente finché esiste, di fatto, una gigantesca prigione all’aperto a Gaza". Le Nazioni Unite hanno detto che entro il 2020 Gaza sarà inabitabile.

Ma cosa sappiamo davvero dei due milioni di persone che considerano la Striscia di Gaza la loro casa? Sono solitamente riportati come un tutto monolitico e non come individui, e questa è una posizione alla quale McConnell e Keane cercano di rimediare in Gaza. McConnell è un fotografo pluripremiato che si recò per la prima volta a Gaza nel 2011 per fotografare i surfisti. McConnell incontrò Keane nel 2012 per un altro progetto, ma non ci è voluto molto perché i due uomini, cresciuti da diverse parti del confine irlandese, decidessero di collaborare a un film su Gaza.

I due registi hanno iniziato le riprese proprio mentre scoppiava la guerra dei 50 giorni del 2014 e hanno proseguito fino alla Grande Marcia del Ritorno del 2018, in cui si chiedeva il diritto al ritorno per i rifugiati. Tuttavia, la costruzione del loro documentario non è cronologica; è un film diviso in tre atti distinti. Nella prima parte, incontriamo pescatori, sarti, project manager e studenti che cercano di andare avanti con le loro vite come meglio possono. Nell'atto di mezzo, i registi dimostrano come una tale vita non sia possibile, indipendentemente da quanto duramente ci provino i personaggi. I sarti non possono finire il loro lavoro in tempo, perché l'elettricità continua a saltare, e i pescatori sono costretti a lanciare le loro lenze e a gettare le loro reti entro le tre miglia di acqua in cui gli è permesso navigare, prima che le cannoniere li rimandino da dove sono venuti. L'ultima parte del film mostra l'inevitabile ciclo di violenza, un fatto ineludibile delle loro vite, in cui la morte è all'ordine del giorno. È un film crudo, emotivo, che deve essere guardato, ed è intransigente nei suoi obiettivi. Ci sono così tante storie che sono angolate in modo da disumanizzare la gente di Gaza che questi registi irlandesi sono piuttosto radicali nel ritrarre le loro attività quotidiane come normali.

Gaza è una produzione Real Films and Filmoption International (Canada), realizzata in coproduzione con la britannica Fine Point Films, la tedesca Gebrueder Beetz Filmproduktion e ZDF, in associazione con Arte, Screen Ireland, la svedese Sveriges Television (SVT) e il Danish Broadcasting Corporation.

 

 

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(Tradotto dall'inglese)

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