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SOLETTA 2019

Recensione: Zwingli

di 

- Stefan Haupt dà vita al riformatore Huldrych Zwingli, uno dei personaggi storici più emblematici che la Svizzera abbia mai conosciuto

Recensione: Zwingli
Max Simonischek in Zwingli

In concorso per il Premio del pubblico alle Giornate di Soletta, Zwingli [+leggi anche:
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di Stefan Haupt ci regala una ricostruzione storica “diabolicamente bella” (come è stato definito il film) della vita di Huldrych Zwingli, degna di un Braveheart dalle note zeffirelliane.

Cinque anni dopo il pluripremiato The Circle [+leggi anche:
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, il regista svizzero Stefan Haupt ritorna ad esplorare la storia della Svizzera, e questa volta lo fa attraverso un personaggio complesso e rivoluzionario: il riformatore zurighese Huldrych Zwingli. 

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Sebbene The Cricle e Zwingli siano molto lontani sia a livello temporale (la fine degli anni cinquanta per il primo, e l’inizio del sedicesimo secolo per il secondo) che tematico (da una parte abbiamo coloro che hanno lottato per la causa gay, e dall’altro chi si è battuto per la propria maniera di vivere la fede), i valori che veicolano sono a ben pensarci molto simili. Ciò che li accomuna, e che percorre molti film del regista svizzero, è un bisogno viscerale di libertà: di pensiero, d’orientazione sessuale, di credo, il rifiuto di ogni forma di ottuso dogmatismo. Una libertà troppo spesso dissociata (nell’immaginario comune) dalla realtà svizzera, ridotta immancabilmente ad un ammasso di luoghi comuni ben più riconducibili alla chiusura e all’ordine immutabile che all’apertura mentale. Eppure Stefan Haupt ricorda, e ci ricorda, che anche fra le montagne elvetiche è spesso soffiato un vento rivoluzionario, un guizzo geniale che ha avuto ripercussioni ben oltre i confini della confederazione.

Interpretato da un azzeccatissimo Max Simonischek (che ritroviamo in molte produzioni svizzere attuali fra le quali Contro l’ordine divino [+leggi anche:
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di Petra Volpe, anche lui incentrato su un momento preciso della storia rossocrociata), imponente per la sua statura e per il suo sguardo inquieto, ma allo stesso tempo estremamente rassicurante, lo Zwingli di Stefan Haupt è tanto francescano quanto provocante, etereo ma anche terribilmente terreno. Impossibile non lasciarsi sedurre dalla calma risolutezza di un personaggio completamente abitato dai suoi ideali. 

Vero umanista, sorta di costruttore di ponti fra la parola di Dio e i suoi fedeli, Zwingli ha creato un’opera che l’ha reso celebre in tutto il mondo. Dalla liberale Zurigo che ha saputo conquistare grazie alla sua determinazione ed al suo spirito affilato come un coltello, il riformatore svizzero si è lanciato in una vera e propria crociata contro i potenti del suo tempo, denunciando ogni ingiustizia perpetrata in nome di una parola divina biblicamente infondata. 

Ciò che Zwingli e in particolare lo Zwingli di Stefan Haupt mette in avanti, è il bisogno di stimolare e non certo di addormentare le menti dei fedeli affinché la vera essenza dei testi sacri possa penetrare il sistema sociale, liberandolo così dalla cancrena della corruzione. L’intelligenza insomma come chiave per liberarsi dal giogo di ogni pericoloso dogma religioso. Una lezione che oggi, a distanza di più di cinquecento anni, risuona come terribilmente attuale (“il celibato per i preti non scomparirà nemmeno fra cinquecento anni” dice profeticamente un discepolo di Zwingli). 

Ricco di 5,7 milioni di franchi, Zwingli è un film esteticamente potente nella sua sobrietà; credibile senza mai puntare sul sensazionalismo di un contesto storico crudele (la guerra e la morte di Zwingli vengono brevemente riportati a sua moglie senza che si veda nulla di quello che è accaduto). Menzione speciale per i maestosi costumi di Monika Schmid, che calzano a pennello al film regalandogli un’aurea quasi mistica.

Zwingli, prodotto da C-Films AG, Eikon Südwest GmbH e SRF Schweizer Radio und Fernsehen, e distribuito all’internazionale da Global Screen, è uscito sugli schermi svizzero tedeschi il 17 gennaio con Ascot Elite Entertainment Group e raggiungerà quelli romandi il 27 marzo.

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