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IDFA 2018

Recensione: 'Now something is slowly changing'

di 

- Il vincitore del premio per il miglior documentario olandese alla 31ma edizione dell'IDFA ci mette a confronto con la ricerca collettiva di significato della società occidentale

Recensione: 'Now something is slowly changing'

Fatto di corsi di leadership con i cavalli, giochi di ruolo aggressivi per forze dell’ordine e vlogger che sussurrano su YouTube, per citarne alcuni, ‘Now something is slowly changing’ [+leggi anche:
trailer
scheda film
]
, è un miscuglio di sessioni di coaching, training e terapia meravigliosamente ben costruito. Nel suo documentario formalmente oggettivo, Menna Laura Meijer, mostra uno sconvolgente scorcio della società olandese e tutte le sue più che mai evidenti ricerche di un punto di riferimento e del significato della vita. ‘Now something is slowly changing’ è stato presentato in anteprima mondiale alla 31ma edizione dell'International Documentary Film Festival Amsterdam (IDFA), da cui ne è emerso come miglior documentario olandese (leggi la news).

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Tramite il film, saltiamo da una scena all’altra, le une apparentemente sconnesse dalle altre, in cui vediamo diverse persone interagire con i loro tutor e allenatori. Per quanto assurde possano essere, a un certo punto appare ovvio la palese connessione: ognuno è alla ricerca di alcune linee guida per imparare a interagire con gli altri. Si tratta di un importante quanto sottile elemento fondamentale del messaggio finale del film. “C’è molta pressione con così tante persone che guardano” dice un ragazzo alla sua insegnante mentre si arrampica su un albero, indicando verso la videocamera. Ciò si riferisce, per certi versi, al modo in cui le persone si inseriscono nella vita di ogni giorno, sentendo lo sguardo degli altri puntato su di loro. Ciò riassume il cuore di questa cultura terapeutica in una società altamente individualistica, in cui le persone vengono giudicate secondo le singole prestazioni e non sui progressi collettivi. Con sintomi come la diminuzione del numero di chiese, questa tendenza caratterizza perfettamente la moderna società occidentale e lascia un vuoto che molte persone stanno provando a colmare. Durante un seminario di coaching, in cui il relatore si sofferma su questa tendenza, lo spirito commerciale olandese emerge. “Le aspettative sono che entro il 2030, ci saranno più di sette milioni di malati cronici in Olanda. Da un lato, è chiaramente una brutta notizia, ma per coloro cui voglio provare a fare un po’ di coaching… Le persone hanno bisogno di un amico pagato”, in riferimento a tutte quelle persone che non riescono a confessarsi in chiesa.

Parte della forza di questo film risiede nella sua oggettività formale. Il cinema statico, con le camere che mantengono sempre una certa distanza, si basa su una singola ripresa guardando i soggetti solo come spettatore. Abbiamo l’impressione che non siano consapevoli della nostra presenza o del fatto di sentirci coinvolti nelle stesse sessioni. Tale posizione in cui lo spettatore viene piazzato nel creare una distanza tra noi e loro, rende più facile per noi ridere davanti alle assurdità, provando solo una forma di indiretta vergogna. Tuttavia, esiste una corrente di familiarità scomoda che emerge lentamente con l’incedere del film, che ci permette di comprendere di non stare guardando una cultura esotica e sconosciuta bensì i nostri vicini, parenti e sì, anche noi stessi. Il film si conclude con: “Prova e senti dentro, sì, adesso qualcosa sta cambiando”, lasciandoci qui a ponderare su dove vogliamo inserirci.

‘Now something is slowly changing’ è stato prodotto da JeanMarc van SambeekRosa Duvekot e Max Diezenberg per mint film office ad Amsterdam, coprodotto con l’emittente olandese KRO-NCRV. Le vendite mondiali sono gestite da Same Shorts, quelle olandesi da Cinema Delicatessen.

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(Tradotto dall'inglese da Carlotta Cutrale)

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