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BLACK NIGHTS 2018 Concorso

Recensione: Bad Poems

di 

- Il cineasta ungherese Gábor Reisz conferma il suo virtuosismo con un film a mosaico giocoso e coinvolgente sull'intreccio tra presente e passato

Recensione: Bad Poems
Katica Nagy e Gábor Reisz in Bad Poems

Come dice il dizionario, un miracolo è un "fenomeno nato nel mondo dell'immaginazione che contraddice l'esperienza e le leggi della natura". Il regista ungherese Gábor Reisz, rivelatosi con For Some Inexplicable Reason [+leggi anche:
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(scoperto a Karlovy Vary nel 2014 nella sezione East of the West, premio speciale della giuria e premio del pubblico a Torino, premio per il miglior regista a Sofia e campione d’incassi nel suo paese), ha fatto sua questa definizione con febbbrile maestria per tessere la trama del suo personalissimo secondo lungometraggio, Bad Poems [+leggi anche:
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, un'opera giocosa concepita nel solco del surrealismo e svelata in prima mondiale in concorso al festival Black Nights di Tallin.

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Se l'apertura parigina del film dà il tono con tre differenti versioni della stessa scena di separazione, su una panchina, tra Tamás (interpretato dallo stesso regista) e la bella Anna (Katica Nagy), quello che segue subito dopo sembra rientrare nei ranghi di una realtà più prosaica, sotto forma di commedia eccentrica. Depresso, il trentenne torna a Budapest dai suoi genitori, in un ritorno all'indietro regressivo (il saluto del padre – Zsolt Kovács – dalla finestra come quando usciva per andare a scuola) che, combinato con l'ossessione per il suo amore Anna, aprirà il vaso di Pandora dei ricordi d'infanzia e di adolescenza. Ma deve anche lavorare e il marchio Chick Meat gli offre la realizzazione della sua nuova campagna pubblicitaria. Tra l'appartamento di famiglia e gli incontri con i suoi vecchi amici, passando per i meeting professionali di brainstorming, Tamás continua a evadere con il pensiero negli episodi significativi dei suoi 7, 14 e 17 anni (dove è incarnato rispettivamente da Barna Prukner, Mátyás Prukner e Donát Seres), un percorso all’insegna della ricerca sfrenata di amore che traccia nel profondo il ritratto di un artista che si confronta con i misteri incomprensibili della vita, con l’espressione dei sentimenti interiori (come una poesia) e con gli effetti boomerang della vita di tutti i giorni.

Pallanuoto, corso di scienze, rock band grunge, occhiate scambiate in tram, flirt più o meno riusciti: da una ragazza all'altra, Tamás rivisita il suo passato con sempre il filo conduttore di Anna. Il risultato è una sovrapposizione di temporalità che si connettono l'un l'altra per essere quasi confuse e un'abbondanza di sequenze (in diversi formati, dal realismo al sogno) nelle quali il regista si muove con sorprendente virtuosismo (menzione speciale al montaggio di Zsófia Tálas), spesso divertenti per le loro molteplici avventure e sempre di una sensibilità toccante. Questi intrecci molto sofisticati e di grande inventiva, ma a volte un po’ straripanti, sono il valore aggiunto a quella che è fondamentalmente una storia molto classica (la crisi dei trent'anni e i sogni della propria giovinezza), dimostrando il vasto potenziale cinematografico di Gábor Reisz, la cui evoluzione di carriera sarà da seguire con grande curiosità.

Prodotto da Proton Cinema e coprodotto dalla società francese Les Films du Balibari, Bad Poems sarà distribuito il 27 dicembre nelle sale ungheresi da Cirko Film. Le vendite inetrnazionali sono guidate da HNFF World Sales.

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(Tradotto dal francese)

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