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IL CAIRO 2018

Recensione: Rafaël

di 

- L'ultimo lungometraggio del regista nato ad Amsterdam Ben Sombogaart è un'opera decisa che tenta di affrontare la crisi dei rifugiati da una prospettiva europea

Recensione: Rafaël
Melody Klaver in Rafaël

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, l'ultimo film del regista olandese Ben Sombogaart, in anteprima quest'anno al Netherlands Film Festival e ora proiettato al Cairo International Film Festival, è uno degli innumerevoli film di recente corso basato sulla crisi dei rifugiati, che tuttavia esamina il tema con efficacia da una prospettiva molto europea. Girato in olandese, inglese, arabo, francese e italiano, racconta la storia (scritta a quattro mani da Tijs Van Marle e Massimo Gaudioso) dell'esuberante Kimmy (una credibile e lodevole performance dell'attrice olandese Melody Klaver) e il tunisino Nazir (l'attore belga Nabil Mallat), i quali stringono una relazione mentre si trovano nella città tunisina di Susa, dove il loro amore fiorisce e presto si sposano. 

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Le cose però prendono una brutta piega dal momento che si sono sposati poco prima dello scoppio della Primavera araba, e il conseguente caos li costringe a puntare dritto verso l'Europa, ai Paesi Bassi, assieme a un loro amico: l'eterno ottimista Rafaël (Mehdi Meskar). Mentre la situazione va fuori controllo e cercano di lasciare il Paese, a Nazir viene impedito di accompagnare sua moglie incinta verso l'Europa poiché privo dei documenti necessari, e quindi lei prosegue con riluttanza per la sua strada lasciando che Nazir e Rafaël tentino due traversate illegali nel Mediterraneo. Mentre il secondo tentativo si rivela fatale per Rafaël, Nazir ce la fa verso Lampedusa, dove viene rinchiuso in un campo rifugiati e cerca disperatamente di contattare Kimmy. Alla fine i due si riuniscono e, sebbene Kimmy possa dimostrare che lui è suo marito, non gli viene concesso di lasciare il campo. Lei quindi intraprende una battaglia epica per liberarlo e poter vivere una vita normale come una famiglia.

Basato su una storia vera, il film dà un'interessante interpretazione della crisi migratoria concentrandosi su di un caso con forti connessioni europee, evidenziando la follia della burocrazia europea. Nonostante Kimmy faccia ricerche estensive circa le leggi sulla libertà di movimento e verifichi che ci sono tutti i presupposti per il rilascio di Nadir, riceve continuamente risposte come “Sto solo facendo il mio lavoro: ci sono delle regole” e viene rimbalzata da un ufficio governativo a un altro, senza che nessuno si dica responsabile di questa specifica area amministrativa. La sua frustrazione è superbamente espressa da Klaver, che infonde al personaggio esattamente il giusto grado di disperazione, sentimento e determinazione che chiunque proverebbe in tale situazione. La cosa più ridicola e indicativa è che alla fine sia costretta a fare una scenata al campo e a fare affidamento sull'attenzione generata dai media affinché la sua storia si renda visibile e la sua indagine prosegua.

Gli antefatti vengono spiegati con una manciata di video amatoriali in cui le colorate allodole dei flashback in spiaggia contrastano drammaticamente con l'oscurità e la disperazione della situazione in Tunisia durante l'insurrezione. Nonostante alcuni piccoli inconvenienti, come gli irritanti e infausti “boom” utilizzati per ogni taglio in asse, anche quando nulla di drammatico sta succedendo, e le brevi esplosioni musicali che francamente enfatizzano troppo solo le emozioni evocate dalle scene più sentimentali, si tratta di un'opera solida che fa riflettere e, se ci fosse giustizia, dovrebbe far drizzare e prender nota chi è al potere per adottare un atteggiamento più umano e compassionevole verso la situazione dei rifugiati. 

Rafaël è una coproduzione olandese-belgo-italo-croata di Rinkel Film BV, Menuet, Jaako Dobra, Evangelische Omroep e Verdeoro. L'italiana Intramovies gestisce le vendite internazionali.

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(Tradotto dall'inglese da Gilda Dina)

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