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IDFA 2018

Recensione: Sakawa

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- Il primo lungometraggio documentario di Ben Asamoah rivela un'intera industria che ruota attorno alle truffe dei siti di incontri su Internet, dal punto di vista dei loro autori in Ghana

Recensione: Sakawa

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il primo lungometraggio documentario del regista belga di origini ghanesi Ben Asamoah, appena presentato in première mondiale nella sezione Luminous dell’IDFA, tratta dell’industria occulta degli incontri online, dando al pubblico la possibilità di formulare le proprie domande sugli aspetti economici, religiosi, ambientali, storici ed etici della questione.

"Sakawa" è il termine ghanese per le strategie delle frodi online, che sono spesso combinate con dei rituali religiosi. Il film si apre con una scena in cui la videocamera si sposta da un sito di incontri sullo schermo di un portatile, fino a rivelare una stanza con circa una dozzina di ragazzi di colore davanti ai loro computer, tra pareti spoglie con un paio di televisori e una bandiera stracciata del Real Madrid. Qui incontriamo il primo dei nostri protagonisti, OneDollar, uno dei tanti giovani del paese che vive truffando gli europei. Il suo obiettivo è guadagnare almeno 40.000 dollari con questo lavoro, e trasferirsi in Italia per avviare una fattoria in proprio.

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Sul piano personale, è facile capire perché in un paese così povero e sfruttato si ricorra al “sakawa”. La giovane ragazza madre Ama riesce a malapena a sopravvivere vendendo la frutta al mercato, e così chiede a Francis, un truffatore esperto, di insegnarle come “gestire i clienti". 

Durante tutto il film, i membri di questa comunità di truffatori condividono le loro esperienze, le quali ci regalano alcuni dei momenti più comici. Mentre "il Regno Unito e il Belgio non funzionano", e"i canadesi sono pieni di maschere", un cliente finlandese continua a chiedere a uno dei protagonisti "di mostargli la fica", cosa che porta il truffatore alla conclusione che "i bianchi di oggi sono davvero disgustosi". 

Alcuni dei truffatori comprano dei cellulari con uno speciale microfono che cambia la voce da maschile a femminile, ma OneDollar modifica semplicemente il suo tono per sembrare una ragazza quando parla al suo"amante" canadese, mentre cerca di convincerlo a mandargli dei soldi per un biglietto aereo. 

Il Ghana è pieno di rifuti elettronici – ovvero di vecchi computer scaricati in parecchi siti spazzatura. Uno dei metodi per rubare le informazioni è trovare un hard disk che contenga quelle personali e finanziarie dell’ex proprietario – e anche se sembra impossibile, vediamo che, quando Francis trova dei dati su un uomo inglese, in realtà funziona. 

Quando un cliente è "ostinato", i truffatori si rivolgono a dei sacerdoti voodoo che svolgono dei rituali (a volte incorporando elementi dell’Islam o del cristianesimo), contribuendo alla truffa. In questi casi, OneDollar riceve un uovo che lui stesso dovrebbe covare, così il suo cliente cadrà nell’imbroglio. La scena in cui mette l’uovo in un’incubatrice improvvisata dentro una bara, vicino al suo portatile, è una delle molte bizarre e paradigmatiche immagini che il pubblico porterà con sé.

Asamoah ci trasporta nelle strade polverose di città e villaggi ghanesi e tra le case sgangherate dei poverissimi protagonisti, con diverse inquadrature aeree della maestosa natura africana per tracciare un cruciale parallelo storico, che tocca anche delle tematiche potenzialmente etiche. L’uomo bianco ha fatto delle false promesse agli africani e saccheggiato il loro continente per secoli; tramite i “sakawa”, i giovani ghanesi stanno semplicemente sfruttando le risorse a loro disposizione per un profitto personale.

Sakawa è una coproduzione della belga IntiFilms e l’olandese Pieter van Huystee Film, con la partecipazione del canale TV fiammingo Canvas, l’emittente olandese BNNVARA e l’YLE Finland. La tedesca Rise and Shine detiene i diritti per le vendite estere. 

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(Tradotto dall'inglese da Giada Saturno)

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