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SIVIGLIA 2018

Recensione: Rage

di 

- Il cineasta portoghese Sérgio Tréfaut presenta un resoconto duro e intransigente della lotta di classe che ci fa viaggiare nel tempo

Recensione: Rage
Hugo Bentes, Leonor Silveira e Isabel Ruth in Rage

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è il secondo lungometraggio di finzione firmato dal regista portoghese Sérgio Tréfaut dopo Viagem a Portugal. Il cineasta ha alle spalle anche una lunga esperienza come regista di documentari, con titoli come Treblinka [+leggi anche:
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. Nel suo ultimo lavoro, proiettato nella sezione Las Nuevas Olas del XV Festival del Cinema Europeo di Siviglia, adatta il romanzo Seara do vento, dello scrittore Manuel Fonseca. Libro e film raccontano la storia della famiglia Palma, contadini poveri che vivono le difficoltà di una paese dominato dall’oligarchia terriera nel 1950.

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Il film si apre con una tragedia: Antonio, un padre di famiglia, lascia la sua precaria casa in mezzo a un campo desolato e si dirige col fucile in mano alla casa del signore della città. Dopo aver ucciso quest’ultimo e suo figlio, Antonio fugge, ma le autorità lo troveranno presto a casa sua, che finirà per andare in pasto alle fiamme. Tutto questo accade nei primi minuti del film, e da lì torniamo indietro nel tempo per scoprire cosa ha portato il nostro protagonista a prendere una decisione così radicale.

Con un bianco e nero che fa quasi male, opera del veterano Acácio de Almeida, Tréfaut ritrae la pietosa vita quotidiana di una famiglia che vive da qualche parte nell'Alentejo, vicino al confine con la Spagna. In una regione dove i potenti hanno tutto e i poveri non riescono ad avere nemmeno una crosta di pane, la disperazione e l'impotenza sono il motore principale dei personaggi. Buona parte della riuscita del film sta proprio nella capacità degli interpreti di trasmettere queste sensazioni quasi senza parole. Particolarmente degna di nota è la performance del poco noto Hugo Bentes, impeccabile nei panni del protagonista di questa storia, e di Leonor Silveira (The Strange Case of Angelica [+leggi anche:
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), capace di esprimere con gli occhi la profondità del dolore che prova il suo personaggio.

Come dicevamo, il film inizia dalla fine, questo fa sentire il pubblico inevitabilmente catturato dal racconto. Cosa porta un padre di famiglia a rovinare la sua vita per sempre e senza rimedio? Il film funziona così come una sorta di thriller storico, per quanto strano possa sembrare, che ci tiene attaccati alla poltrona senza rinunciare al rigore nel ritrarre un’epoca e un luogo sconosciuti ai più. Per questo, è fondamentale lo spettacolare lavoro alla scenografia (di Miguel Mendes e Fabrice Ziegler) e ai costumi (di Lidija Kolovrat). A volte può sembrare che le immagini della vita rurale nel Portogallo della metà del secolo scorso presentate davanti ai nostri occhi siano vere. È probabile che l’esperienza di Tréfaut come documentarista lo abbia aiutato a ricostruire in modo tanto realistico e accurato un tempo e un luogo così specifici.

In definitiva, Raiva è un'esperienza cinematografica i cui punti di forza risiedono nel suo gusto per i dettagli e, soprattutto, nell'onestà con cui i personaggi e le loro tragiche circostanze sono ritratti. Tréfaut ha avuto il coraggio di adattare un classico della letteratura portoghese, uno sforzo rischioso da cui esce vincente, dimostrando il suo talento per la costruzione di personaggi e scenari complessi.

Raiva è una coproduzione di Faux, Les Films d'Ici e la brasiliana Refinaria Filmes. La distribuzione in Portogallo è curata da Nos Lusomundo Audiovisuais, e Doc & Film International si occupa delle vendite.

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(Tradotto dallo spagnolo)

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