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ROMA 2018

Recensione: Butterfly

di 

- Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman realizzano un interessante documentario sull’avventura sportiva di Irma Testa, prima pugile italiana a classificarsi alle Olimpiadi

Recensione: Butterfly
Irma Testa in Butterfly

Il documentarista italiano Alessandro Cassigoli (con lunga esperienza a Berlino, dove ha realizzato sei doc per il canale franco-tedesco Arte) e il reporter americano Casey Kauffman (Al Jazeera, Sky Italia) tornano a unire le forze, dopo il documentario da loro co-diretto The Things We Keep [+leggi anche:
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, premiato dal pubblico all’ultimo Biografilm Festival, per raccontare le gioie, e i molti tormenti, della prima pugile donna italiana della storia a qualificarsi alle Olimpiadi: la diciottenne Irma Testa, di Torre Annunziata (Napoli). Butterfly [+leggi anche:
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, presentato nella sezione Alice nella Città alla 13ma Festa del Cinema di Roma (18-28 ottobre) è lo spaccato di un’entusiasmante avventura sportiva, ma anche e soprattutto il ritratto di una giovane donna alle prese con un parziale fallimento che rimette tutto in discussione.

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A 12 anni, Irma sale per la prima volta sul ring per emulare sua sorella, che faceva boxe invece di dedicarsi alla danza come tante altre bambine, e da lì non è più scesa. La Boxe Vesuviana di Torre Annunziata, guidata dal bravo e paterno maestro Lucio Zurlo, diventa da allora la sua seconda casa. Le corde del ring a volte le sembrano una prigione, ma senza, le manca il fiato. Quando si guadagna un posto in nazionale e le qualificazioni olimpiche (per Rio 2016), la sua vita cambia completamente. In ritiro lontano da casa, per quattro anni, senza fare altro che tirare pugni, ha un unico obiettivo: la medaglia. Le pressioni sono forti, i media la tallonano, la sua è una storia esemplare: una ragazza del “ghetto”, di uno dei paesi più violenti del napoletano, che diventa la prima pugile italiana a partecipare alle Olimpiadi. Tutto il paese è con lei.

A Rio, però, le cose non vanno come previsto: Irma non passa gli ottavi di finale, perde subito. Da lì, comincia un altro film. La giovane donna torna a casa e comincia a chiedersi se valga davvero la pena sacrificare la propria giovinezza e i propri affetti per la boxe, medita di lasciare, di trovarsi un lavoro a Torre Annunziata, dove però il lavoro non c’è (“se torni qui, farai la sguattera”, avverte sua madre), cerca inoltre di recuperare il tempo perduto con il fratellino Ugo, che a 13 anni non vuole andare a scuola e si avvia a prendere una brutta strada; è piena di rimpianti, è sopraffatta da tutte le rinunce che ha dovuto fare, pianifica un viaggio in Patagonia per sottoporsi a un rito sciamanico e “vomitare quattro anni di nazionale”. E intanto, tutti la vorrebbero rivedere sul ring…

Cassigoli e Kauffman realizzano un interessante lavoro che ha l’autenticità del documentario e l’aspetto di un film di finzione, accompagnato dalle musiche di Giorgio Giampà (giovane compositore italiano candidato ai Fenix, gli Oscar latinoamericani per il suo lavoro in Time Share [+leggi anche:
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), che ha il pregio di raccontarci cosa succede dopo un fallimento sportivo, mettendo al centro il fattore umano, sia di Irma che di tutta la comunità che la circonda, la “sua” gente, sempre presente e per la quale i due registi mostrano un’attenzione particolare. Una storia di trionfo e caduta il cui finale non è stato ancora scritto: oggi Irma Testa si sta allenando per le prossime Olimpiadi, quelle di Tokyo 2020.

Butterfly è una produzione Indyca con Rai Cinema, con il contributo del Mibac e di Europa Creativa MEDIA.

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