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TORONTO 2018 Discovery

Recensione: Her Job

di 

- TORONTO 2018: Il greco Niklos Labôt esprime attraverso un potente dramma le conseguenze della crisi finanziaria nel suo paese e la necessità di emancipazione femminile in una società malata e disorientata

Recensione: Her Job
Marisha Triantafyllidou in Her Job

Fra i tre cortometraggi che ha diretto negli ultimi anni Nikos Labôt, che vanta già una notevole esperienza nel campo dei cortometraggi, ha diretto anche The Dog; è la sua opera più recente nonché pluripremiata presso numerosi festival mondiali del cinema. Il tentativo di Labôt di emergere nel campo del lungometraggio è stato segnato dall’originale documentario The Immortals at the Southern Point of Europe, presentato nel 2013 al Festival Internazionale del Cinema di Salonicco. Her Job [+leggi anche:
trailer
intervista: Nikos Labôt
scheda film
]
, andato in anteprima mondiale al Festival Internazionale del Film di Toronto nella sezione Discovery, è il film di debutto che consacra Labôt.

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Al centro della vicenda c’è Panayiota (Marisha Triantafyllidou), una casalinga 37enne. Vive con il marito Kostas (Dimitris Imellos) e i loro due bambini, in un piccolo quartiere borghese di Atene. La recessione finanziaria ha colpito gravemente la famiglia e Kostas rimane disoccupato per un po’ di tempo. Questa situazione alquanto critica crea tensione in famiglia e obbliga Panayiota ad abbandonare l’ idealizzata stabilità domestica e a cercarsi un lavoro, per la prima volta nella sua vita. Quando ottiene un posto di lavoro come donna delle pulizie in un centro commerciale della zona, si accorge che le sue priorità sono cambiate. Pananyiota, oltre a dover fare i conti con il crudele sfruttamento nell’ambiente lavorativo, deve anche combattere contro quelli che la vorrebbero trattenere a casa. Date le circostanze, Pananyiota sarà costretta a creare una nuova immagine di sé.

Labôt realizza un dramma sociale, pungente e impegnativo, che rappresenta in modo fedele e austero le conseguenze della crisi socio-finanziaria che ha fatto sprofondare la Grecia contemporanea. Con lo sgretolarsi del nucleo di questa famiglia appartenente al ceto sociale medio, sentitasi sempre parte della borghesia ma solo recentemente declassata alla classe operaia, vengono a galla tutti i loro problemi lungamente taciuti. Per l’ennesima volta sarà la figura femminile a essere il capro espiatorio di questa situazione. Panayiota, che veste i panni della madre/moglie/operaia perfetta, deve continuamente rivendicare la sua posizione, soprattutto quando viene data per scontata, per essere trattata e rispettata dalla sua famiglia, dai colleghi ma anche da se stessa.

Sfortunatamente, questa è tuttora una realtà all’interno di una società tradizionalista e patriarcale dove lo sfruttamento femminile è all’ordine del giorno e dove i fenomeni di abuso verbale e violenza domestica, pur non essendo sempre stati presenti, sono aumentati a causa della crisi finanziaria. Lo sfruttamento avviene anche quando i dipendenti, i cui diritti non vengono riconosciuti, percepiscono una paga inferiore ai €500 al mese. Come se ciò non bastasse, nella maggior parte dei casi le donne si trovano costrette a rivendicare e a guadagnarsi una propria posizione sociale, che ovviamente non si avvicina minimamente a quella ricoperta dagli uomini.

L’eroina deve far fronte a tutto. Grazie alla spontanea e avvincente interpretazione di Marisha Triantafyllidou, Panayiota è in grado di mettere sotto una nuova luce la battaglia per l’emancipazione femminile in un ambiente malato. E’ chiaro che il cambiamento della protagonista non avviene nel giro di una notte. Labôt, che ha collaborato alla stesura del copione con Katerina Kleitsioti, pone frammenti di evoluzione nei piccoli dettagli quotidiani, i quali condurranno inesorabilmente Pananyiota a forgiare una nuova personalità. La fasulla tranquillità della famiglia viene interrotta quando l’"indipendenza" economica raggiunta dalla protagonista fa sì che i ruoli si invertano. A questo punto, la lotta per l’autonomia personale diventa una vera e propria sfida di sopravvivenza. Sopravvivenza che può essere raggiunta solo attraverso l’autoliberazione.

Her Job è stato co-prodotto da Maria Drandaki (Homemade Films - Grecia), Julie Paratian (Sister Productions - Francia) e Milan Stojanović (Sense Production - Serbia). Il film è sostenuto da Greek Film CentreERT SACNCFilm Center Serbia e Cineventure. E’ stato realizzato grazie al supporto di SEE Cinema Network e ha partecipato alla prima edizione del programma di formazione dell’accademia First Films First. Le vendite internazionali sono gestite dalla compagnia francese Jour2Fête.

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(Tradotto dall'inglese da Laura Comand)

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