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VENEZIA 2018 Giornate degli Autori

Recensione: Il bene mio

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- VENEZIA 2018: Il nuovo film di Pippo Mezzapesa è un racconto semplice ma significativo che ha per protagonista l’ultimo abitante di un paese terremotato che lotta per mantenere vivo il ricordo

Recensione: Il bene mio
Sergio Rubini in Il bene mio

E’ tra le macerie di un paese terremotato, tra case diroccate, strade vuote e insegne rotte, che Pippo Mezzapesa ha ambientato il suo nuovo, significativo lungometraggio (il suo secondo di finzione) Il bene mio [+leggi anche:
trailer
intervista: Pippo Mezzapesa
scheda film
]
, presentato come evento speciale alle Giornate degli Autori della 75ma Mostra del cinema di Venezia. Un film di calda attualità, alla luce dei terremoti che negli ultimi anni hanno devastato diverse aree del centro Italia (l’Aquila, le Marche, Amatrice), e che scava nel tema della perdita e della memoria, individuale e collettiva, con molta grazia attraverso lo strambo personaggio di Elia, l’ultimo abitante di un paese fantasma chiamato Provvidenza, che di lasciare la sua pericolante casa sul colle e trasferirsi a valle in un impersonale alloggio del comune indicato come A52 (“ma che cos’è, la battaglia navale?”) non ci pensa proprio.

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Sergio Rubini presta il volto a quest’uomo disperato e allo stesso tempo pieno di vitalità, che vive come un eremita, in esclusiva compagnia dei suoi ricordi – in particolare quello di sua moglie Maria – e che tutti giudicano un po’ pazzo. Ogni tanto viene a trovarlo qualcuno: la maestra Rita (Teresa Saponangelo), salvatasi dal crollo della scuola che non ha risparmiato invece la moglie di Elia; l’amico Gesualdo (Dino Abbrescia), che porta ogni giorno turisti giapponesi e americani a visitare quel paese fantasma, con tanto di foto ricordo con l’ultimo superstite; il sindaco Pasquale (Francesco De Vito), che lotta per convincere Elia a trasferirsi, come tutti gli altri, nella cittadina ricostruita a valle (Nuova Provvidenza) e a lasciarsi finalmente il passato alle spalle. Ma è un’altra presenza, totalmente inaspettata, a stravolgere la vita dell’uomo: quella di Noor (Sonya Mellah), un’immigrata clandestina che decide di nascondersi in casa sua e della quale Elia diventerà complice di illegalità (“tu sei illegale, e lo sono anch’io”).

Tramite la figura di questo uomo strampalato che non accetta la perdita di sua moglie, è un’intera comunità quella che prende vita sullo schermo. Tutti hanno perso qualcosa o qualcuno, e ognuno reagisce al dolore a modo suo: c’è chi sogna di andarsene, chi cambia lavoro e chi fa di tutto per dimenticare. “Ricordare, bisogna” è però la convinzione di Elia, che finisce per diventare il custode della memoria non solo sua, ma di tutti, dei loro oggetti e dei luoghi di una vita comune ormai passata. Centinaia di persone vivono ancora in condizioni precarie, oggi in Italia, a seguito di un terremoto, e ci sono tanti paesi fantasma come Provvidenza nel nostro territorio, abbandonati perché mai ricostruiti. Il bene mio ha il merito di mostrarcene uno, da dentro (il film è girato ad Apice, paese rimasto disabitato dal terremoto in Irpinia del 1980), e attraverso la finzione e l’ironia, sembra chiederci – così come il suo protagonista – di non dimenticare.

Il bene mio è prodotto da Altre Storie con Rai Cinema, e sostenuto da Mibact, Regione Lazio e Regione Puglia. Il film sarà distribuito in Italia da Altre Storie a partire dal 4 ottobre. Le vendite internazionali sono affidate a True Colours.

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