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VENEZIA 2018 Giornate degli Autori

Recensione: C’est ça l’amour

di 

- VENEZIA 2018: La prima regia in solitaria della francese Claire Burger è un racconto tenero e autentico su una famiglia in crisi, con protagonista un toccante Bouli Lanners

Recensione: C’est ça l’amour
Justine Lacroix, Bouli Lanners e Sarah Henochsberg in C’est ça l’amour

Un uomo di mezza età, dipendente emotivo, che deve rifocalizzarsi su se stesso dopo essere stato abbandonato dalla moglie. Una donna che ha dedicato gli ultimi venti anni della sua vita al marito e alle figlie, e che ora si sente in diritto di prendere un’altra strada. In mezzo a loro, due ragazze adolescenti con i loro malumori, le loro tante prime volte e la loro voglia di crescere. E’ nel bel mezzo di una crisi familiare che ci catapulta la francese Claire Burger con C’est ça l’amour [+leggi anche:
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, suo primo lungometraggio in solitaria presentato in concorso alle Giornate degli Autori della 75a Mostra di Venezia. Burger, precedentemente co-regista con Marie Amachoukeli e Samuel Theis di Party Girl [+leggi anche:
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, film premiato a Cannes nel 2014, racconta con questo suo nuovo lavoro (da lei scritto e in buona parte autobiografico) ciò che succede all’interno di una famiglia quando uno dei due genitori se ne va. Ma qui, contrariamente al solito, non è il padre a lasciare il nido, anzi. E’ proprio lui che disperatamente vorrebbe tenere insieme tutti i pezzi. 

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Il padre del film, Mario, ha il volto di un tenerissimo e disorientato Bouli Lanners. Non impedisce alla moglie Armelle (Cécile Remy-Boutang) di fare le valigie, però le chiede di tornare presto, dopo che si sarà presa tutto il suo tempo. Anche questo è amore, sembra suggerirci: lasciar andare. Ma non è esattamente così. Mario la cerca spesso, vorrebbe parlarle, si iscrive a un gruppo teatrale un po’ per superare i propri limiti e un po’ per starle vicino, visto che lei lavora nel teatro locale. Ma la sfida maggiore da affrontare è quella con le sue figlie adolescenti, Frida (Justine Lacroix), 14 anni, e Niki (Sarah Henochsberg), quasi 18, rimaste in casa con lui. Momenti di grande affetto e complicità (un piede che accarezza la gamba del papà mentre si guarda insieme la tv) si alternano a musi lunghi e scenate, in particolare da parte della più piccola, Frida, alle prese con la sua prima delusione d’amore e che più fortemente sente la mancanza della madre, mentre la sorella più grande è già proiettata verso la maggiore età e l’indipendenza. 

La forza di questo film, applauditissimo dal pubblico ieri a fine proiezione alla presenza di un Bouli Lanners visibilmente commosso, sta – oltre che nel cast eccezionale – nell’autenticità con cui racconta la quotidianità di una famiglia spezzata, il dolore della separazione, i figli che crescono e si allontanano, ma soprattutto lo stordimento di un uomo che vorrebbe fermare tutto, che ama la sua famiglia e vorrebbe tenerla unita, un uomo “materno”, generoso e sensibile, appassionato di arte (una passione che cerca di trasmettere anche alle figlie), empatico. “Tutta la mia vita è amarvi”, dice Mario in quello che forse è l’ultimo momento in cui si ritrovano tutti e quattro insieme, sul lettone di casa. Ma amare è anche saper lasciar andare, e dinanzi a sua moglie, così solida e determinata a spiccare il volo altrove, portando con sé anche le ragazze, Mario non potrà che mollare le briglie. Un’occasione, alla fine, per ritrovare se stesso e sperimentare anche lui nuove, importanti prime volte.

C’est ça l’amour è prodotto da Isabelle Madelaine per Dharamasala, in coproduzione con Arte France Cinéma, Mars Films e Scope Pictures. Le vendite internazionali sono affidate a Indie Sales Company.

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