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LOCARNO 2018 Concorso

Recensione: Glaubenberg

di 

- LOCARNO 2018: Il regista svizzero Thomas Imbach presenta nel Concorso internazionale del Locarno festival il suo ultimo lungometraggio

Recensione: Glaubenberg
Zsofia Körös in Glaubenberg

Dopo l’acclamato Mary, Queen of Scots [+leggi anche:
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 (2013), Thomas Imbach torna a Locarno per presentare il suo nuovo personalissimo film Glaubenberg [+leggi anche:
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. Prodotto, come pressochè tutti suoi lavori, dalla casa di produzione Okofilm, fondata nel 2008 con la regista Andrea StakaGlaubenberg mette in scena una tragedia moderna che slitta con una disinvoltura a tratti sconcertante dalla realtà alla finzione.

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“Basato su una storia vera, ispirato da una legenda”, ecco cosa ci dice Imbach all’inizio del film, come a voler sottolineare il suo legame intimo con un tema, quello del fantasma dell’incesto fra una sorella e suo fratello, che l’ha toccato da vicino. Non ne sapremo molto di più su quello che il regista ha realmente vissuto e sicuramente è meglio così. Quello che è certo, è che Glaubenberg fa parte di quei film personali nei quali ogni immagine, ogni inquadratura portano in sè l’impronta del loro autore. Con il suo ultimo lavoro, il regista svizzero non vuole però parlare in modo frontale di questo tema. Quello che ha scelto di fare è piuttosto indagarne il lato ossessivo, la frustrazione provata nel non poter soddifare una pulsione che deve rimanere fantasma. 

Glaubergerg mette in scena Lena (la debuttante Zsofia Körös), un’eroina moderna pronta a tutto pur di conquistare l’amore della sua vita. Il problema sta nel fatto che quest’ultimo è suo fratello Noah. Noah è tutto per lei: fratello, amico e nel suo universo onirico anche e soprattutto amante. La sua è una vera e propria ossessione. Noah è una droga potente che la allontana sempre più da un mondo che sa la giudicherebbe con severità. La realtà che la circonda si trasforma lentamente ma inesorabilmente, spingendola sempre più verso la follia. Quando Lena decide di confessare apertamente a suo fratello il suo amore, il rigetto è palpabile e questo la spinge a trovare rifugio in un mondo ignoto fatto di sogni ad occhi aperti e inquietanti illusioni-allusioni.

La giustapposizione tra realtà e onirismo, lecito e illecito, domina tutto il film di Imbach. Un’ambiguità voluta che destabilizza e intriga. La realtà è una e unica oppure è forgiata dalla mente di ognuno di noi, lì dove si annida la follia? I ricordi non sono forse un esempio emblematico di quest’interpretazione personale della “realtà”?

Glaubenberg, un luogo a tratti paradisiaco tra le montagne svizzere, riassume agli occhi di Lena la bellezza e la perfezione dell’infanzia passata con Noah. I suoi ricordi sono nitidi e idilliaci ma corrispondono solo a tratti a quelli di suo fratello. Piccole ma significative differenze che spingono lo spettatore a porsi la domanda: a chi dobbiamo credere? La mitologia si annida giustamente qui, nel dubbio, nelle crepe quasi impercettibili che sgretolano poco a poco il mondo di Lena. Per poter gustare appieno l’ultimo lavoro di Imbach lo spettatore deve accettare di giocare il gioco, lasciandosi cullare da un dramma che scivola con una certa brutalità verso il puro onirismo. 

La cinepresa di Imbach ci fa sentire quasi fisicamente l’ossessione di Lena grazie a delle inquadrature ravvicinate sul suo volto che si trasforma a tratti in maschera. La tensione tra desiderio e follia è palpabile nelle numerose scene in cui fratello e sorella si sfiorano creando una coreografia dai risvolti pericolosi. Imbach non ha intenzione di giudicare le scelte di Lena, quello che vuole è piuttosto mostrarne la cieca determinazione, malgrado il giudizio degli altri, malgrado tutto. 

Glaubenberg è prodotto da Okofilm Productions con il sostegno della Schweizer radio und FernsehenSRG SSR. Alla Okofilm appartengono anche i diritti internazionali.

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