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CANNES 2018 Un Certain Regard

Recensione: Muere, monstruo, muere

di 

- CANNES 2018: Ande nebbiose, teste decapitate, un terribile mostro da incubo e humour convivono in questo allucinante thriller fantastico dell’argentino Alejandro Fadel

Recensione: Muere, monstruo, muere

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dell’argentino Alejandro Fadel, presentato a Cannes nella sezione Un Certain Regard, un partecipante al festival mal informato temeva di trovarvi un mostro sdolcinato come in The Shape of Water. Non sarebbe potuto essere più lontano dalla realtà! Il mostro di questo thriller horror e fantastico, dove la foschia e l’oscurità delle montagne della provincia di Mendoza, ai piedi delle Ande, fanno da ambientazione inquietante e selvaggia alla liquefazione densa e putrida dei corpi, è una bestia immonda e ruggente la cui faccia testicolare mostra una bocca immensa e molle con moltissimi denti. La creatura lunga, genitale e deforme è così ripugnante che sembra direttamente provenire dal peggior incubo di un alienato.

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D’altronde, forse, questo è il caso; la follia e la paura sono gli elementi  che rendono il racconto brillantemente ingarbugliato e pericolosamente inquietante – ricordiamo che Fadel, per il quale questo è il secondo film che realizza da solo, dopo The Wild Ones [+leggi anche:
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(già girato in una regione montuosa, presentato alla Semaine de la Critique di Cannes 2012), è anche uno sceneggiatore con un’elevata esperienza che ha soprattutto scritto per Pablo Trapero. Il modo in cui qui mescola diverse follie con motivi sessuali tra fantasia e trauma (e un tipo di danza lasciva e bislacca, contemporaneamente conturbante e stranamente toccante) ci proietta in un universo risolutamente allucinatorio, fatto da meandri mentali da cui sarebbe futile cercare l’uscita e che si perpetuano una volta che l’indagine sulle decapitazioni di massa femminili, che è il filo conduttore di questo labirinto atmosferico e psichico, trova una fine.

Tutto ciò è già fortemente originale e davvero ben valorizzato dalla fotografia eccellente di Julián Apezteguia e Manuel Rebella, ma il colpo più deciso del film è altrove, sorprendentemente si trova nell’humor che mette nello smembramento di cadaveri sfigurati. Evidente dalla prima sequenza, dove una donna alla quale viene tagliata la carotide prova a riprendere la sua testa che va all’indietro, questo tono vivace accompagna tutto il film senza alterarne il disagio, ma senza neanche lasciargli l’ultima parola.

Si noterà a questo proposito che Julie Gayet (già produttrice dell’eccellente Raw [+leggi anche:
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, un altro esempio di film che combina cinema d’autore e gore con un brio impressionante), è tra i produttori del film. Il film è una coproduzione tra Argentina (La unión de los ríos), Cile (Cinestación) e Francia (Rouge InternationalUproduction). Le vendite internazionali di Muere, monstruo, muere sono assicurate da The Match Factory.

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(Tradotto dal francese da Francesca Miriam Chiara Leonardi)

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