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SITGES 2017

Hagazussa: A Heathen’s Curse: una strega sulle Alpi, nel tardo Medioevo

di 

- Lukas Feigelfeld esordisce con un horror-folk psicologicamente intenso, visivamente accattivante e incredibilmente sinistro

Hagazussa: A Heathen’s Curse: una strega sulle Alpi, nel tardo Medioevo

Negli ultimi anni abbiamo imparato a considerare l'horror non più come un genere secondario, ma come un genere con un suo legittimo valore artistico. Guillermo del Toro ha vinto il Leone d'oro con The Shape of Water, Madre! di Darren Aronofsky ha diviso la critica, l'ultimo film di Lars von Trier, The House That Jack Built, che sarà presentato il prossimo anno, è anch'esso un horror; quindi è ragionevole attendersi che questa tendenza di un horror artisticamente ambizioso sia destinata a continuare. Il tutto deve aver avuto inizio con il film d'esordio di Robert Eggers, The Witch, a cui Hagazussa: A Heathen’s Curse [+leggi anche:
trailer
scheda film
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di Lukas Feigelfeld, anteprima europea in contemporanea al CPH, al London Film Festival e nella sezione Night Visions One di Sitges, è molto vicino in termini di narrazione e di stile.

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Il film è ambientato in una remota area boschiva delle Alpi austriache, nel XV secolo. Una ragazza di nome Auburn (Celina Peter) vive con sua madre malata (Claudia Martini) in una baita fuori dal villaggio. Le due donne non sono accettate dai compaesani, che le chiamano “streghe” (il titolo è un termine arcaico che indica una strega o un essere demoniaco di sesso femminile), e la madre muore di peste davanti alla figlia, che ne resta traumatizzata per il resto della sua vita.

Con un salto di vent'anni, vediamo Auburn (ora interpretata da Aleksandra Cwen, una forza della natura) che vive ancora nella stessa baita, ha una bambina appena nata e vive allevando capre e producendo latte e formaggio. L'unica donna che la tratta degnamente (una Tanya Petrovsky perfetta in questo ruolo) si scopre in seguito avere intenzioni sinistre, che spingono Auburn sull'orlo della follia e la portano a fare qualcosa di inimmaginabile. Il paragone con The Witch potrà sembrare superficiale, ma i due film condividono volutamente un ritmo rallentato, un'atmosfera misteriosa e le allusioni a un potere femminile creato attraverso l'umanizzazione dei soggetti. Ma mentre il film di Eggers è tutto giocato sul paradigma del tempo e del luogo, che comunque ha un certo peso pure in Hagazussa (gli abitanti del villaggio sono fermamente convinti dell'esistenza delle streghe e che siano gli Ebrei a portare la peste), il film austro-tedesco dà la priorità al lato psicologico e mostra le delusioni, le tensioni sessuali e le malattie mentali che emergono dinanzi alla solitudine.

Con pochi dialoghi, ad Aleksandra Cwen spetta il difficile compito di rappresentare realisticamente Auburn, e ci riesce con le sole espressioni del viso e la sua forte presenza scenica. Hagazussa deve molto alla sua ambientazione. Le Alpi sono catturate dal direttore della fotografia Mariel Baqueiro con una ristretta palette di colori, dai marroni ai verdi, che sottolinea la loro bellezza naturale ma anche l'asprezza della vita di montagna. Alcune delle immagini più scioccanti, come la sequenza sott'acqua, la scena carica di eros della mungitura della capra, e altre ancora, rimarranno scolpite nella memoria dello spettatore. Infine, anche l'ipnotica colonna sonora del gruppo greco MMD concorre alla creazione dell'atmosfera generale.

Resta difficile credere che Hagazussa: A Heathen’s Curse sia il lavoro di uno studente. Eppure si tratta davvero della prova finale del cineasta emergente Lukas Feigelfeld, austriaco di nascita, ma residente a Berlino. Hagazussa, che è stato in parte finanziato con il crowdfunding, non è solo un azzeccato debutto, ma un film d'autore con una chiara visione che potrebbe rivelarsi una pietra miliare dell'horror folk d'essai. 

Hagazussa: A Heathen’s Curse è stato prodotto da Retina Fabrik e DFFB.

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(Tradotto dall'inglese)

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