Il consiglio dei ministri approva il decreto per le quote tv
- Più film o fiction italiani in prima serata e incremento della quota obbligatoria dei ricavi pubblicitari da investire in produzioni italiane o europee
Più film o fiction italiani in prima serata e incremento della quota obbligatoria dei ricavi pubblicitari da investire in produzioni italiane o comunitarie. Queste in sostanza le novità più importanti del decreto legislativo approvato ieri dal Consiglio dei ministri per aggiornare l'articolo 44 del Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici, il cosiddetto Tusmar, che disciplina il tempo di trasmissioni da riservare a opere europee. Il decreto conferma la linea annunciata dal ministro della Cultura Dario Franceschini, che punta a importare in Italia il “modello francese” basato sulla messa in onda tutelata di film e fiction prodotte localmente. “Norme che valorizzano la creatività e il cinema italiano” ha twittato il ministro.
Nelle ultime settimane il decreto aveva ricevuto le critiche di tutti i broadcaster nazionali, dalla Rai a Mediaset, La7 e Sky, che ritengono “insostenibili” le quote e gli obblighi di programmazione in prima serata. Obblighi di programmazione e investimento a tutela dell'”eccezione culturale” sono imposti anche alla tv on demand (come Netflix e Amazon), recependo in anticipo la direttiva europea sui servizi media e audiovisivi in corso di approvazione.
Nel dettaglio la quota minima di programmazione quotidiana per emittente riservata a film, fiction e programmi di produzione europea aumenterà del 50% nel 2018, 55% nel 2019 e 60% nel 2020. Le opere italiane dovranno essere per la Rai almeno la metà della quota europea e un terzo per le emittenti private. Il rispetto delle percentuali è riferito all’intera giornata. Ed ecco il punto più contestato dalle emittenti, Rai compresa. Nel prime time, dalle 18 alle 23, una quota del tempo settimanale di programmazione deve essere riservata a film, fiction, documentari, cartoni italiani: il 12% per la Rai, il 6% per le altre tv. Ovvero due opere italiane a settimana per la Rai, di cui un film; e un film o fiction o documentario o cartone per gli altri.
L’obbligo di quote di investimenti di acquisto o pre-acquisto o alla produzione di opere europee degli introiti netti annui sarà di almeno il 10% nel 2018, 12,5% dal gennaio 2019 e 15% nel 2020. Di questa quota il 3,5% va alle opere italiane nel 2018, il 4% nel 2019 e il 4,5% nel 2020. Per la Rai le quote per le produzioni europee salgono al 20% nel 2020 (15% nel 2018, 18,5% nel 2019) e al 5% per le opere italiane (4% nel 2018, 4,5% nel 2019).
Positiva la reazione dell’Anica - Associazione nazionale industrie cinematografiche audiovisive multimediali: “Nei cambiamenti globali dirompenti con cui si misurano le nostre industrie, è una riforma che va sostenuta, perché può permettere ai produttori e creatori di contenuti di fare un salto di qualità e di dimensioni, e non limitarsi a subire processi troppi grandi per un paese come il nostro”. Giancarlo Leone, presidente dell’Apt, l’Associazione Produttori Televisivi commenta: “Il provvedimento mette sempre più al centro del sistema televisivo l’audiovisivo italiano dei produttori indipendenti e questo è un elemento di crescita per tutti”.
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