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CANNES 2017 Quinzaine des Réalisateurs

L'Amant d'un jour: torbida purezza

di 

- CANNES 2017: Philippe Garrel firma un’opera meravigliosamente limpida sul terreno sempre fluttunte dell’amore e le sue manovre sotterranee

L'Amant d'un jour: torbida purezza
Eric Caravaca ed Esther Garrel in L'Amant d'un jour

Il lato affascinante di Philippe Garrel, che ha presentato oggi il suo 26° lungometraggio, L'Amant d'un jour [+leggi anche:
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scheda film
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, alla Quinzaine des Réalisateurs del 70° Festival di Cannes, è il suo stile senza tempo che porta il sigillo del suo magnifico bianco e nero e il carattere letterario della sua narrazione fuori campo, e allo stesso tempo la semplicità sempre più profonda e serena del suo studio sulle circonvoluzioni dell’amore. Un approccio sottile e leggero alle pene della passione che permette al cineasta di offrirsi un bagno di rinnovata giovinezza e di dare dei ruoli molto belli alle sue interpreti femmminili attorno alle quali si svolge la trama, mentre l’uomo al centro del racconto, un amante e un padre, sembra subire gli eventi, credendo di sapere ma in fondo sapendo molto poco, facendo del proprio meglio ma senza influire davvero sui processi in atto attorno a lui.

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Quest’uomo, Gilles (Eric Caravaca) è professore di filosofia, e questo è chiaramente uno dei lati ironici della storia poiché non lo sminuisce affatto come uomo ("la filosofia non è divorziata dalla vita") e il film si apre con una scena di sesso nel bagno dell’università con Ariane (la rivelazione Louise Chevillotte), una sua allieva con cui ha una relazione clandestina da tre mesi, una relazione alla quale, lo scopriremo più tardi, ha inizialmente resistito. Ma è anche un padre che una sera si vede arrivare in casa sua figlia Jeanne (Esther Garrel) singhiozzante e con la valigia in mano dopo una rottura sentimentale.

Jeanne, che si stabilisce inopportunamente nel salone e al centro nella vita dei due amanti, inonda la casa della sua sofferenza acuta ("era completamente indifferente", "non voglio più avere storie se devono finire così", "mi sono fatta prendere dall’amore ") e ossessiva. Inizialmente consolatoria e confidente, Ariane comincerà a provare qualche punta di gelosia legata all’affetto paterno di Gilles per sua figlia, e anche a condividere importanti segreti con una Jeanne che tesse stratagemmi (consapevolmente o meno) per restare al centro dell’attenzione. Perché se condividono in apparenza la vicinanza e la complicità di un’età dominata dal desiderio, le due giovani donne sono in realtà le protagoniste di una guerra sotterranea perché il nemico resta sempre "il nemico anche quando sai di occupare indebitamente il suo territorio"...

Svolgendo abilmente la sua trama (su una sceneggiatura che ha scritto con Jean-Claude Carrière, Caroline Deruas e Arlette Langmann), Philippe Garrel si interroga su una moltitudine di temi della vita affettiva (la libertà in amore, la differenza d’età, i legami fisici e l’intellettualità, ecc.) senza mai minimamente giudicare, facendosi semplicemente specchio delle sottili inflessioni della vita e dell’eterno ciclo del desiderio e dell’amore. E questo romanzo della vita lo avvolge in uno scrigno visivo magistralmente limpido ed eccezionale, soprattutto grazie alla fotografia firmata da Renato Berta. Uno stile che fa di L'Amant d'un jour un’opera che va del tutto controcorrente in un cinema moderno pieno di strepito e furore, ma che la iscrive pienamente nella Storia senza tempo della settima arte.

L'Amant d'un jour è prodotto da SBS, che lo distribuirà in Francia il 31 maggio e lo vende anche all’estero.

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(Tradotto dal francese)

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