email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

BERLINALE 2017 Concorso

Colo: quando i legami familiari diventano catene

di 

- BERLINO 2017: Una delle più acclamate registe portoghesi, Teresa Villaverde, corre per la prima volta per l’Orso d’Oro con un desolante dramma dell’alienazione

Colo: quando i legami familiari diventano catene

Dopo aver vinto premi a Cannes, Venezia, Valencia, e anche il Golden Globe, Teresa Villaverde, una delle più acclamate registe portoghesi, corre ora per l’Orso d’Oro con Colo [+leggi anche:
trailer
intervista: Teresa Villaverde
scheda film
]
, suo primo film selezionato alla Berlinale.

Usando come titolo la parola portoghese per "abbraccio", il film inizia proprio con quello: un abbraccio tra due amanti adolescenti, ma non un abbraccio di tenero affetto, piuttosto di doloroso addio, in una scena di apertura che solo più tardi scopriremo essere parte integrante della trama.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

È una scena triste che si ripete pochi secondi più tardi, quando la storia comincia a svilupparsi con il padre di Marta che corre ansioso per tutta la casa, certo che sua moglie li ha lasciati una volta per tutte. Un'apertura profetica che tornerà alla mente più volte, mano a mano che lo script svela le dinamiche fragili fra i tre membri della famiglia.

Marta (Alice Albergaria Borges in un debutto profondamente toccante) è il punto di riferimento del film nei panni di un’adolescente magra, che parla poco, ma senza peli sulla lingua, figlia di una madre che lavora troppo (un’affascinante Beatriz Batarda) e di un padre sottovalutato (un angosciato João Pedro Vaz) che fanno del loro meglio per far quadrare i conti.

Tuttavia, nonostante i loro sforzi, le cose vanno di male in peggio: i soldi sono sempre meno, le giornate si allungano e i tre inquilini di questo appartamento, un tempo più lussuoso, si sentono stretti fra le sue pareti. Il loro tormento prende una piega imprevista quando un'amica incinta di Marta (Clara Jost) viene a passare la notte da loro, scatenando un impulso centrifugo che potrebbe essere la loro unica possibilità di sopravvivenza a questi legami familiari diventati catene che li tengono sempre più lontani, piuttosto che avvicinarli.

Una storia di formazione nel Portogallo dell’austerity, dove l'unica cosa che scarseggia più del lavoro è la gioia, Colo è un dramma cupo, esigente, da seguire nella sua criptica, convulsa trama, ma girato in modo eloquente dal fedele direttore della fotografia di Villaverde, Acácio de Almeida. Le sue immagini poco illuminate rispecchiano il crepuscolo della vita che i personaggi sembrano attraversare come sonnambuli, o come zombie in cerca di un obiettivo. Marciti dentro dalla mancanza di speranza, guardano i loro rapporti disintegrarsi fino a diventare sterili ricordi della loro inadeguatezza.

Prodotto da Alce Filmes e Sedna Films, le vendite internazionali di Colo sono gestite da Films Boutique.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

(Tradotto dall'inglese)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Privacy Policy