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LES ARCS 2016

Pyromaniac: "Non si gioca con il fuoco"

di 

- Erik Skjoldbjaerg si immerge in un universo sorprendente e affascinante di fiamme e di ombre nel solco apparentemente indecifrabile di un piromane

Pyromaniac: "Non si gioca con il fuoco"
Trond Hjort Nilssen in Pyromaniac

Un silenzio profondo nella penombra, un’effrazione percepita dagli occupanti angosciati di una casa, una fiammata improvvisa che avvolge i luoghi, una giovane donna in pericolo di morte in mezzo a un incendio… La sequenza d’apertura di Pyromaniac [+leggi anche:
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intervista: Erik Skjoldbjærg
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, il nuovo lungometraggio dell’incisivo cineasta norvegese Erik Skjoldbjaerg (ben noto a livello internazionale per Insomnia, Nokas [+leggi anche:
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e il suo lavoro nella serie Occupied) entra immediatamente nel vivo del suo soggetto, in un universo sorprendente e affascinante di fiamme e di ombre, fisiche e psicologiche, spettacolari e intime, traslucide e misteriose.

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Al contempo film di genere e triplo ritratto di un giovane preso nella spirale di una dipendenza distruttiva e autodistruttiva, di una famiglia in preda al dubbio, e di una tranquilla comunità rurale che cerca di identificare l'origine di un pericoloso sconvolgimento, Pyromaniac, svelato a Toronto e in competizione questa settimana all’8° Festival del Cinema Europeo di Les Arcs, è una dimostrazione della capacità di un regista che mira senza complessi al grande pubblico senza rinunciare mai a trattare con finezza la caratterizzazione dei personaggi, né a immergersi in un realismo del tutto credibile. Tanto più che il film racconta eventi realmente accaduti, un’ondata di incendi verificatisi nel 1978 che hanno ispirato il libro Before I Burn di Gaute Heivoll da cui Bjørn Olaf Johannessen ha tratto una sceneggiatura impeccabile fondata sul fatto che lo spettatore conosce da subito il colpevole. 

Dopo il prologo di cui sopra, la trama riparte tre settimane prima sul ciglio di una strada, in mezzo alla foresta selvaggia. Dag (Trond Hjort Nilssen), 19 anni, accende un fiammifero e innesca metodicamente un piccolo incendio prima di risalire in macchina, raggiungere la casa di famiglia e attendere che scatti l’allarme per accompagnare suo padre, (Per Frisch), capo dei vigili del fuoco volontari locali, a lottare contro il fuoco. E l’inizio di un ingranaggio che vedrà il giovane uomo seminare un panico crescente (la benzina si aggiunge presto al suo materiale di innesco, e l’incendio di case vuote, poi occupate, succede ai fuochi nel sottobosco) nei dintorni (mentre la polizia indaga e gli autoctoni sono convinti che il colpevole può essere solo uno straniero) e suscitare progressivamente i sospetti dell’atterrita madre (Liv Bernhoft Osa), affondando nei meandri opachi della sua doppia personalità di incendiario e salvatore, alla ricerca disperata di un’identità da adulto, sociale, sentimentale e interiore.

Solidamente interpretato, narrativamente rigoroso e senza orpelli, e tecnicamente riuscito grazie anche al lavoro notevole del direttore della fotografia Gösta Reiland e di Håkon Lammetun al suono, Pyromaniac è un film abile ed straordinariamente efficace la cui comprensione è astutamente dissimulata e aperta all’interpretazione: questo ragazzo di paese che ha difficoltà a integrarsi e che passa per la distruzione come rimedio è un messaggio che si presta a una più ampia riflessione.

Prodotto dai norvegesi di Glør Film e coprodotto dai tedeschi di Neue Road Movies, Pyromaniac è venduto nel mondo dai danesi di TrustNordisk.

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(Tradotto dal francese)

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