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FESTIVAL Francia

Belfort mantiene la rotta sul cinema indipendente e innovativo

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- La 31a edizione del festival Entrevues si svolge dal 26 novembre al 4 dicembre con uno stimolante programma che include una competizione di 12 lungometraggi

Belfort mantiene la rotta sul cinema indipendente e innovativo
De sas en sas di Rachida Brakni

Caratterizzato da una linea editoriale rigorosa centrata sul giovane cinema indipendente e innovativo, il festival Entrevues di Belfort ha aperto sabato la sua 31a edizione che si svolgerà fino al 4 dicembre. In vetrina brilla una competizione di 12 lungometraggi (opere prime, seconde e terze), tra cui cinque produzioni europee. Tra queste, spicca De sas en sas [+leggi anche:
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di Rachida Brakni. Interpretato da Zita Hanrot (César 2016 della miglior promessa per Fatima [+leggi anche:
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intervista: Philippe Faucon
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), Fabienne Babe e Meriem Serbah, il primo lungometraggio da regista dell’attrice è stato prodotto da Capricci Films (con il sostegno, fra gli altri, dell’anticipo sugli incassi del CNC) che lo distribuirà in Francia il 22 febbraio.

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Sono in lizza anche Le Parc [+leggi anche:
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di Damien Manivel (svelato a Cannes nella selezione alternativa dell'ACID e apprezzato di recente a Siviglia - esce in Francia il 4 gennaio via Shellac) e tre documentari: il franco-greco Athènes Rhapsodie di Antoine Danis, il franco-cambogiano Quinzaine claire di Adrien Genoudet e l’austriaco Brothers of the Night [+leggi anche:
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di Patric Chiha. La competizione è completata da tre titoli provenienti da Argentina, Stati Uniti, Malesia, Bolivia e Cina.

In programma anche una sezione competitiva di opere prime francesi con Jours de France [+leggi anche:
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di Jérôme Reybaud (scoperto alla Settimana della Critica a Venezia - esce in Francia il 15 marzo con KMBO), Lumières d'été [+leggi anche:
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di Jean-Gabriel Périot (passato nella sezione Nuovi registi a San Sebastian), La Papesse Jeanne [+leggi anche:
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di Jean Breschand (con Agathe Bonitzer nel ruolo principale) e Tombé du ciel [+leggi anche:
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di Wissam Charaf (che ha avuto la sua prima all’ACID di Cannes).

Tra le anteprime spiccano Les derniers parisiens [+leggi anche:
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di Hamé e Ekoué (che ha ottenuto di recente il premio FIPRESCI a Torino e sarà distribuito l’8 febbraio da Haut et Court), la coproduzione franco-spagnola Belle dormant [+leggi anche:
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intervista: Ado Arrietta
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di Ado Arrietta (apprezzato a Siviglia - esce in Francia il 18 gennaio con Capricci Films) e i documentari Le Concours [+leggi anche:
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di Claire Simon (scoperto a Venezia - esce in Francia l’8 febbraio con Sophie Dullac Distribution) e Madame B., histoire d'une Nord-Coréenne [+leggi anche:
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di Jero Yun (visto sempre nella selezione cannense dell'ACID e premiato a Zurigo).

Cinque lungometraggi in fase finale di montaggio saranno presentati ai professionisti nell’ambito del programma "Films en cours" che è ricompensato da un aiuto in post-produzione. Tra questi, da menzionare la coproduzione franco-lituana Walden di Bojena Horackova (prodotto da Sedna Films e Tremora). Il terzo lungo della regista ceca che vive in Francia e che ha firmato precedentemente A l'Est de moi, è centrato sul personaggio di Jana che torna a Vilnius dopo 25 anni di esilio a Parigi e che vuole ritrovare il lago che Paulius, suo primo amore, chiamava "Walden". Un film sotto forma di cronaca elegiaca sulla gioventù lituana prima del blocco comunista, tra prime emozioni, mercato nero e sogni di libertà simboleggiati dall’Ovest. Da notare fra gli altri titoli di "Films en cours" i due documentari Avant la fin de l'été [+leggi anche:
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intervista: Maryam Goormaghtigh
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di Maryam Goormaghtigh e La liberté [+leggi anche:
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di Guillaume Massart.

Quest’anno, il festival Entrevues Belfort rende omaggio all’attore francese Melvil Poupaud e propone anche una sezione su "Le nouveau burlesque français" (da Quentin Dupieux a Emmanuel Mouret, passando per Apnée [+leggi anche:
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di Jean-Christophe Meurisse e La Loi de la jungle [+leggi anche:
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di Antonin Peretjatko), un’esplorazione dei remake, una retrospettiva Satyajit Ray e un programma Cinéma & Histoire battezzato "Ceci est mon corps" e imperniato sulla liberazione del corpo femminile negli anni ’60-70, dall’Iran a Cuba passando per la Francia e gli Stati Uniti.

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(Tradotto dal francese)

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