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CINÉMA DU RÉEL 2016

La permanence: "L'espressione della nostra impotenza"

di 

- Alice Diop firma un "a porte chiuse" appassionante all’interno di un centro di assistenza sanitaria per migranti

La permanence: "L'espressione della nostra impotenza"

E’ una semplice stanza adornata con dipinti sbiaditi. Su una parete, dietro una scrivania, c’è una mappa del mondo. Siamo al centro assistenza sanitaria per migranti dell’ospedale Avicenne di Bobigny, vicino alla banlieue parigina, ed è proprio il mondo che sfila davanti ai nostri occhi, un mondo sofferente, di immigrati affetti da mali fisici e psicologici amplificati dal loro percorso per raggiungere la Francia e dall’estrema precarietà del loro quotidiano. Dinanzi a loro, un medico generalista, affiancato da uno psichiatra, tenta di offrire soluzioni mediche immediate e un ascolto benevolo a ciò che sembra un pozzo di miseria senza fondo. E’ su questo microcosmo, in cui risuonano gli echi dei dolorosi esili che da anni agitano i continenti, che la regista Alice Diop ha puntato la sua cinepresa per filmare La permanence (On Call), un documentario "a porte chiuse" presentato in prima mondiale nella competizione francese del 38° festival Cinéma du Réel.

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Sri Lanka, Guinea, Bangladesh, Africa del Sud... Sul filo di una ventina di consultazioni si delineano, attraverso i dolori dei corpi, i molteplici traumi dell’anima. Sugli effetti della violenza che in alcuni casi ha costretto i migranti a fuggire dal loro paese, si innestano la sofferenza per l’allontanamento dalle famiglie, la difficoltà di sopravvivere in terra straniera (mangiare, avere un tetto sopra la testa, orientarsi tra i meandri kafkiani delle procedure amministrative, attendere per lunghi mesi una risposta alle richieste di asilo, ecc.), le angosce schiaccianti. Palpando i corpi, facendo domande con discrezione e molta umanità, comunicando come possibile in inglese, francese o spagnolo con pazienti spesso sull’orlo del baratro, redigendo prescrizioni e certificati, il dottore Jean-Pierre Geeraert ricostruisce alcune briciole dei percorsi di questi esseri umani che sono stati come proiettati dalla marea nel suo studio.

Focalizzata sui volti segnati dalla tensione interiore, la camera lascia emergere in modo pacato (e senza cercare la perfezione tecnica né il colpo ad effetto) la forza che emana da questi momenti di realtà cruda e senza concessioni. Guidato dallo svolgimento "classico" delle consultazioni mediche, La permanence restituisce di riflesso un mosaico di un certo stato del mondo. E lasciando filtrare i commenti del medico ai suoi colleghi, Alice Diop rende anche omaggio a una personalità che fa onore alla sua vocazione di guaritore e tuttavia deve confrontarsi con problematiche che vanno ben oltre le mura del suo studio ("mi sembra strano dare degli antidepressivi in queste situazioni. Ti chiedi a che cosa serva. Non è che l’espressione della nostra impotenza"). Un faccia a faccia che rimanda alla citazione di Fernando Pessoa che apre il film: "Ho sentito parlare di popoli e di umanità. Ma non ho mai visto né popoli né umanità. Ho visto ogni genere di persone, sorprendentemente dissimili. Ognuno separato dall’altro in uno spazio disabitato".

Prodotto da Athénaïse inn coproduzione con Arte France, La permanence è stato sostenuto dal CNC, la Procirep, l'Angoa e Périphérie.

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(Tradotto dal francese)

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