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BLACK NIGHTS 2015 Concorso Opere prime

Don't Look at Me That Way: in mezzo al vortice

di 

- La regista di origine mongola Uisenma Borchu debutta con un film che tratta della complessità della femminilità, l’identità e la maturità. Il film è stato proiettato al Black Nights

Don't Look at Me That Way: in mezzo al vortice

Decisamente astratto sin dall’inizio, Don’t Look at Me That Way [+leggi anche:
trailer
intervista: Uisenma Borchu
scheda film
]
di Uisenma Borchu è un’analisi sparsa — benché soddisfacente per diversi aspetti — dei ruoli femminili, il potere della sessualità e l’alienazione fra culture. Il film, che combina uno stile naturalista con una persistente atmosfera surrealista, ha avuto la sua prima mondiale nella sezione opere prime del 19º Black Nights Film Festival.

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Hedi (interpretata da Borchu) è la nuova vicina di Iva, che vive con la sua giovane figlia, Sophia. Per Iva non è facile conciliare il suo essere madre single con una vita privata — o qualcosa che le assomigli — così Hedi è per lei una boccata d’aria fresca. Le due cominciano una relazione complessa che si complica ulteriormente quando il padre di Iva irrompe nella situazione, risvegliando il desiderio di Hedi. I mondi dei personaggi non tarderanno a scontrarsi fra loro.

Si tratta di un film profondamente personale, giacché Borchu si è incaricata della regia, la scrittura e l’interpretazione del ruolo principale. Per molti aspetti, questo è un elemento centrale del film: Hedi — divisa tra la cultura tedesca e le proprie origini — conduce una vita in accordo coi suoi principi, senza lasciare che nessuno la influenzi. Questo fa di lei una specie di vortice che funge da forza dinamica del film, poiché il suo singolare modo di intendere la vita contagia tutti quelli che la circondano.  

Questa tendenza al caos rischia di squilibrare la narrazione in alcuni punti. Il film finisce per essere al contempo — senza raggiungere una vera coesione — un dramma sulle relazioni, un trattato sulla sessualità femminile e il desiderio, un’analisi su come la maternità può portare alla sottomissione, e persino un thriller hitchcockiano. Ma è anche questa libera improvvisazione a produrre i momenti più interessanti, giacché il film rifiuta di sottoporsi ai canoni narrativi spesso triti e convenzionali.

Il film avrà probabilmente problemi di distribuzione, ma nei festival — soprattutto in quelli centrati sul cinema femminile — potrebbe trovare un buon incastro.

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(Tradotto dall'inglese)

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