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CANNES 2015 Concorso

Mon roi - Il mio re: nelle viscere di un amore sadomasochista

di 

- CANNES 2015: Maïwenn scandaglia le profondità dell’attrazione dipendente e dolorosa, offrendo ruoli enormi a Vincent Cassel ed Emmanuelle Bercot

Mon roi - Il mio re: nelle viscere di un amore sadomasochista
Emmanuelle Bercot e Vincent Cassel in Mon roi - Il mio re

Per la sua foga realistica costellata di eccessi e l’esplorazione delle ferite violente della vita quotidiana, il cinema di Maïwenn non lascia mai indifferenti. Con Mon roi - Il mio re [+leggi anche:
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, presentato in competizione al 68mo Festival di Cannes (dove la regista ha vinto il premio speciale della giuria nel 2011 con Polisse [+leggi anche:
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intervista: Maïwenn
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), la cineasta francese compie un ulteriore passo in avanti intensificando il suo approccio (sempre elettrizzante) attraverso una dissezione bruciante dei legami più intimi di due personaggi nell’arco di dieci anni di vita "comune". Un viaggio senza concessioni e ricco di deviazioni nei lati oscuri del desiderio, centrato sugli amori malsani di un perverso manipolatore dal grande potere seduttivo e di una donna in cerca di ideali ma che associa inconsciamente sentimenti e sofferenza. Ma qui, per esprimere il dolore più acuto non servono né bondage né colpi, perché l’effetto viene reso da un gioco velenoso esaltato dalla cinepresa molto libera (ma ben padroneggiata) della regista.

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"Nella vita andiamo veloci, non ci guardiamo indietro, e poi cadiamo. E a volte non riusciamo a rialzarci". A queste parole di un medico, Tony (Bercot) comincia a piangere in silenzio. I legamenti del suo ginocchio sono lacerati, è appena arrivata su una sedia a rotelle in un centro specialistico di riabilitazione. Il suo corpo è ferito, ma la sua anima lo è ancor di più. Eppure tutto sembrava così idilliaco quando incontrò Georgio (Cassel), una decina d’anni prima, un uomo bello, vivace, raffinato, buon conversatore, agiato, spiritoso e amante delle soprese fuori dal comune. Pur cosciente del lato ammaliatore del personaggio, Tony ne rimane facilmente affascinata, tanto più che non ha fiducia in se stessa e non sa difendersi, nonostante le apparenze (è un avvocato). Ma le sorprese prenderanno presto una china sgradevole quando lei rimarrà incinta (il suo coniuge non fa altro che prendersi cura della sua ex aspirante suicida, prende un appartamento per conto suo - "lo voglio questo bambino, ma 24 ore su 24 con te non ce la faccio" -, e gli ufficiali giudiziari vengono a prelevare i mobili dalla casa coniugale abbandonata dal marito). Ignorando gli avvertimenti dei suoi cari, Tony entra in depressione prima del parto, il che rafforza l’ascendente psicologico di Georgio. Alternando discorsi rassicuranti, pentimenti, giuramenti d’amore e di redenzione, continuerà i suoi eccessi da solo e dirà mille bugie (una doppia personalità alimentata da droghe varie) fino a far sprofondare Tony nella dipendenza a un amore che le fa molto male ma che desidera, uno stato prossimo all’annegamento da cui non riesce a uscire neanche dopo il divorzio…  

Questo sfortunato destino di donna, Maïwenn lo traccia senza arretrare di un passo dai suoi valori e dalla sua ricerca assolutista di sincerità che si esprime con lunghe sequenze dove il meglio sfiora talvolta l’eccesso (in particolare nelle scene di gruppo). Sceneggiato in modo molto rigoroso (dalla regista con Etienne Comar), comprimendo e dilatando il tempo con abilità, Mon roi permette a Vincent Cassel di trovare finalmente un ruolo sottile adeguato al suo talento, mentre Emmanuelle Bercot si sacrifica corpo e anima per incarnare un personaggio molto difficile. Il duo consente al film di restituire la sua piena e oscura potenza psichica, nonostante le sproporzioni inevitabili derivanti dall’approccio dinamico della cineasta francese, più a suo agio nel vortice buio che nella magia bianca riparatrice. 

Prodotto da Les Productions du Trésor, Mon roi sarà distribuito il 22 ottobre nelle sale francesi da StudioCanal che guida anche le vendite internazionali.

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(Tradotto dal francese)

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