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FESTIVAL Svizzera

Underdog: il rovescio della medaglia di una società (troppo) perfetta

di 

- Il primo lungometraggio del giovane regista svedese Ronnie Sandahl, e stato presentato in prima mondiale allo Zürich Film Festival

Underdog: il rovescio della medaglia di una società (troppo) perfetta

Dopo un primo passaggio al mercato del film del Festival di Cannes, Underdog (Svenskjävel) [+leggi anche:
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intervista: Ronnie Sandahl
scheda film
]
dell’enfant prodige Ronnie Sandahl fa la sua prima apparizione mondiale sugli schermi del Festival del Film di Zurigo (Competizione internazionale). Sebbene il giovane regista svedese sia al suo primo lungometraggio, il suo nome è comunque già ben noto in patria. Che sia attraverso i suoi romanzi (ha fatto scalpore con la sua prima opera uscita nel 2007), i suoi articoli (è uno dei reporter faro del quotidiano svedese Aftonbladet) o i suoi film, Ronnie Sandhal ci parla di ciò che lo circonda, di quei sottili giochi di potere che regolano  la nostra società e con i quali non possiamo che fare i conti. Underdog dipinge una Norvegia sotterranea, intima e conflittuale dove lo splendore si scontra con la povertà, in un complesso scambio di ruoli e dipendenze reciproche. 

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Ana “Dino” Dinovich (interpretata magnificamente dall’esordiente Bianca Kronlöf), giovane ragazza svedese emigrata a Oslo come tanti, tantissimi suoi coetanei alla ricerca di un benessere che per loro non è ormai che un lontano ricordo (per non dire un mito), vivacchia dimenandosi fra tanti piccoli lavoretti insignificanti. Disillusa, intorpidita da una routine che sembra ripetersi all’infinito, Dino non cerca niente e si lascia semplicemente trascinare dallo scorrere degli eventi. Inaspettatamente è proprio questa corrente tranquilla, fino alla monotonia, a trasformarsi piano piano in un torrente di emozioni contrastanti che seppur dolorose la svegliano infine dal suo torpore, liberandola così dalle sue stesse paure.

Da cameriera occasionale, la giovane protagonista di Underdog si ritrova a dover indossare i panni della babysitter per una famiglia della media borghesia di Oslo, un ruolo che si rivela calzarle a pennello. Piano piano la sua presenza diventa indispensabile non solo per la bambina cui deve badare ma anche per sua sorella adolescente e soprattutto per suo padre (Steffen, interpretato da Henrik Rafaelsen) sopraffatto da un mare di responsabilità che non si sposano molto bene con l’edonismo del suo passato da sportivo d’élite. Dino è assolutamente diversa dal piccolo mondo dorato che circonda Steffen, Dino è libera. Ma la libertà si paga a caro prezzo saltando nel vuoto con coraggio, un coraggio che Steffen dimostra di non avere.

Underdog è un film dove il privato, la storia di Dino, si trasforma in metafora di un’intera situazione sociale, quella di tanti giovani svedesi che devono fare i conti con le debolezze della loro stessa nazione, costretti a dover elemosinare un lavoro mal pagato dal loro vicino tradizionalmente povero: la Norvegia. Il potere, e soprattutto il suo ribaltamento, ecco cosa regola la nostra società, ecco cosa sta al centro di Underdog. La conquista di un’egemonia sognata, questo è il motore della crescita di Dino che da vittima ideale di una storia d’amore destinata a finire male diventa padrona della sua vita. Un film potente e assolutamente moderno di un giovane regista che ci dimostra di avere ancora molte frecce al proprio arco. 

Underdog è coprodotto da Anagram e Cinenic Film e venduto all'estero da The Yellow Affair.

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