email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

LOCARNO 2014 Concorso

Perfidia: il male di vivere

di 

- Il film in concorso di Bonifacio Angius è un viaggio nel vuoto di vite non vissute

Il termine che riecheggia in conferenza stampa è malessere. Secondo molti critici questo è ciò che provoca la visione di Perfidia [+leggi anche:
trailer
scheda film
]
di Bonifacio Angius, film italiano in concorso al 67° Festival del film di Locarno. Grazie a dio (tra i protagonisti del lungometraggio) i disturbi che colpiscono gli spettatori non dipendono dalla qualità dell'opera ma da una precisa volontà del regista di sfiorare alcuni nervi scoperti del nostro tempo: la solitudine, la “quieta disperazione” di una generazione che non sa più vivere, la deriva del conflitto tra genitori e figli, e un tessuto sociale, quello italiano, ormai in brandelli.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

Alla morte della moglie, Peppino si ritrova a dover capire chi è la persona, suo figlio, con cui condivide lo stesso tetto. Angelo, 35 anni, trascorre le sue vuote giornate in uno squallido bar di periferia, non ha un lavoro né affetti, e sogna l'amore, o almeno quello che lui crede debba essere una relazione tra un uomo e una donna.

Peppino non si è mai interessato al figlio e ora, consapevole di non avere più molto tempo da vivere, tenta di recuperare maldestramente quel ruolo di padre che non ha mai avuto. 

Interpretato con mirabile efficacia da Stefano Deffenu (Angelo) e Mario Olivieri (Peppino), il film è sostenuto da un'impalcatura culturale profondamente italiana: un laicismo cattolico che impregna la puerile visione del mondo di Angelo, e lo scafato saper vivere di Peppino “Gengis Khan” fatto di clientelismo e mezzucci. 

“Come un bambino privo di mezzi per decifrare la realtà, Angelo si aggrappa ad una lettura semplificata della vita: la chiara contrapposizione tra bene e male di stampo cattolico” spiega il regista Bonifacio Angius. Inoltre la parola di Dio è il vero rumore di fondo di tutta l’opera, Peppino è sempre sintonizzato su Radio Maria, una litania permanente che interpreta in chiave cattolica i passaggi narrativi chiave del film. 

Perfidia è un viaggio nel vuoto di vite non vissute, e il vuoto non può che provocare smarrimento e malessere.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Privacy Policy