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FILM Italia

Smetto quando voglio, non la solita commedia

di 

- Diretto dall'esordiente trentenne Sydney Sibilia, una commedia insolita con un cast vivace che raggiunge il non facile obiettivo di divertire

Smetto quando voglio, non la solita commedia

Quando si dice "la chimica" tra due persone... Nel caso di Smetto quando voglio [+leggi anche:
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intervista: Sydney Sibilia
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l'alchimia scatta tra 7 ex colleghi d'università disoccupati o costretti a vivere con lavori umili che si riuniscono per formare una banda di spacciatori di pasticche nelle discoteche e diventare enormemente ricchi in breve tempo. Diretto dall'esordiente trentenne Sydney Sibilia, Smetto quando voglio è una commedia insolita per il panorama italiano che raggiunge il non facile obiettivo di divertire il pubblico per 100 minuti, intonando il refrain della crisi economica e del lavoro nel modo più disincantato e leggero che si possa immaginare.

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Siamo in una Roma un po' losangelina e tutto parte da Pietro (Edoardo Leo, in sala con Tutta colpa di Freud [+leggi anche:
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di Paolo Genovese), ricercatore universitario, pressoché un genio nel campo della neurobiologia ma vittima dello stritolante ingranaggio baronale dell'università. Viene fatto fuori dai tagli mentre il suo professore (un grande Sergio Solli) prenota il posto barca per il week end. Furioso ma soprattutto disperato per la sua situazione economica, si ritrova in discoteca con un suo studente e ha una semplice intuizione: per aggirare la legge, basta produrre una molecola che non sia nell'elenco di quelle proibite dal ministero della salute. E lui sì ha la capacità di creare la sostanza psicotropa perfetta! La formula della smart drug che lo renderà ricco è C11H15NO2 (che è semplicente quella della MDMA, nota come ectasy), ma andrà perfezionata. Per quello conta su Alberto (Stefano Fresi), esperto di chimica computazionale, che fa il lavapiatti per 700 euro al mese. Convincerlo non è difficile.

Ora manca soltanto un team per produrre e distribuire. Mattia e Giorgio (Valerio Aprea, Lorenzo Lavia), rispettivamente laureati in semiotica interpretativa e epigrafia latina, lavorano entrambi al turno di notte in una stazione di servizio. Diventeranno il pericolosissimo braccio armato del gruppo. Arturo (Paolo Calabresi), massimo esperto di cartografia archeologica e urbanistica della Roma antica, sarà l'autista. Bartolomeo (Libero De Rienzo), considerato al top italiano dei modelli dinamici con aspettative razionali e inseguito dalla famiglia di circensi sinti della sua fidanzata,  sarà la mente economica del progetto. Quello che Pietro chiama "una sorta di start up criminale". Anche l'antropologo Andrea (Pietro Sermonti), dopo aver cercato di convincere il boss di un'officina ad assumerlo dicendogli di aver rinunciato per legge al titolo di studio (una delle scene più esilaranti ed emblematiche), farà parte del gruppo.

Le pasticche sono un successo e il denaro arriva in tale quantità che per qualcuno è difficile gestirlo. E poi per Pietro ci sono due problemi: la fidanzata Giulia (Valeria Solarino), che per mestiere fa l'assistente sociale per il recupero dei tossicodipendenti. E quel dannato "Murena" (Neri Marcorè), capo di un'organizzazione che controlla il traffico di droga e che riserverà delle sorprese. Ma tutto è ancora gestibile, almeno fino a quella catastrofica rapina in una farmacia del centro fatta con le armi antiche...

L'acido è la cifra estetica del film, con una saturazione dei colori in post-produzione che fa risaltare oggetti rossi e gialli posizionati ad arte sulla scena. La citazione è la sua ideologia: lo heist movie nordamericano tipo Ocean's Eleven ma con il tocco british e più squisitamente provinciale del Guy Ritchie di Lock & Stock (vedi la disastrosa rapina con le armi antiche). Un film spassoso sorretto da un cast vivace e capace. Visto il tema, quello della droga, affrontato con disinvoltura, s'intravede una certa libertà d'azione del regista (a meno che Sibilia non intendesse spingersi molto più in là, chi può dirlo?) concessa dai produttori Matteo Rovere (Ascent Film) e Domenico Procacci (Fandango) a cui si è associata Rai Cinema.

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