email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

CANNES 2012 Quinzaine des réalisateurs

Grande entusiasmo per la Camille di Noémie Lvovsky

di 

- La Quinzaine si è chiusa con Camille redouble, un film tenero e divertente che catapulta lo spettatore nelle ambientazioni fluo, démodé, e per questo formidabili, degli anni '80

Quando una sala applaude energicamente durante tutti i titoli di coda e ulula di contentezza quando si riaccendono le luci, significa che il film di chiusura è stato scelto bene! Camille redouble [+leggi anche:
trailer
scheda film
]
, di e con Noémie Lvovsky, a metà tra Les Beaux Gosses [+leggi anche:
recensione
trailer
scheda film
]
, Profs e Footloose, ha fatto fare al pubblico della Quinzaine des réalisateurs di Cannes un viaggio inebriante e nostalgico in un'epoca che probabilmente è l'ultima ad essere stata percorsa da una sorta di follia.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

Il film comincia su un set dove Camille, attrice di serie B alcolizzata e in istanza di separazione dal suo amore di gioventù, deve farsi sgozzare in mezzo a schizzi di sangue finto proiettati ovunque. Della vita che ha costruito fino a quel momento non resta che sua figlia e un anello infilato all'età di 16 anni che Jean-Pierre Léaud, nei panni di un eccentrico gioielliere, provvede a sfilare con l'ausilio di una pinza. Arriva l'ultimo dell'anno e Camille vuole divertirsi, ma quando parte il conto alla rovescia sulle note di Walking on Sunshine di Katrina & the Waves, si sente male e a soccorrerla sarà un'infermiera che la rimprovererà come un'adolescente di aver bevuto e fumato troppo.

Il fatto è che Camille, il cui aspetto agli occhi dello spettatore non è cambiato (cosa che la rende ancora più buffa con la sua gonna a volant, gli scaldamuscoli alla Flashdance e la giacca Bomber rossa), è stata catapultata negli anni '80, al tempo in cui era una ragazzina scapestrata circondata dai suoi genitori, allora ancora vivi, e il suo gruppo di amiche ribelli e sfacciate. Di fatto, quando la madre (Yolande Moreau) la sveglia con la sua voce infinitamente dolce per mandarla a scuola, a nulla serve affermare che lei ha "già dato": Camille è costretta a inforcare la bici con il suo enorme walkman giallo alle orecchie e a prendere, sulle note delle Bananarama, la strada di scuola.

Quello che la protagonista ritrova, e ci fa ritrovare, sono i colori vivi e i look impossibili dell'epoca, le espressioni superate che allora sembravano tanto à la page, i prof di francese esaltati (qui Mathieu Amalric), le frasi da scrivere cento volte in sala castigo e i ragazzi vestiti di jeans che ronzano intorno alle ragazze sentendosi Julien Sorel ne Il rosso e il nero – compreso quello che diventerà il marito di Camille, anche lui buffamente ritratto con il volto dei suoi quarant'anni (quello dell'attore Samir Guesmi).

Certo, la tentazione di cambiare destino e di evitare le ferite di cui Camille a quarant'anni pagherà il prezzo, è forte. Ma mentre riesce a immortalare prima che sia troppo tardi la voce di sua madre sul suo magnetofono, non riuscirà a cambiare il passato, nonostante l'aiuto del professore di fisica (Denis Podalydès), l'unico a credere che lei venga veramente dal futuro. Camille fatica a resistere alle avances del futuro padre di sua figlia, perché nonostante sappia che lui le spezzerà il cuore, la sua insistenza maldestra e le sue manovre timide di giovane perdutamente innamorato le ricordano i motivi per cui lo ha tanto amato e per cui rifarebbe tutto quello che ha fatto.

Al di là del toccante legame madre-figlia che è sempre presente sullo sfondo, la tenera nostalgia di Camille redouble è inevitabilmente legata alla formidabile gioia che il film sprigiona, a questa esuberanza tutta speciale di cui non ci resta altro che il ricordo.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

(Tradotto dal francese)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Privacy Policy