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CANNES 2012 Un Certain Regard

7 days in Havana, e la voglia di rimanerci altri sette giorni

di 

- Sette registi con sette diversi punti di vista passano una giornata ciascuno nella capitale cubana per un viaggio iniziatico che sembra un grande unisono

Il film collettivo 7 days in Havana [+leggi anche:
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è una delle belle avventure che offre quest'anno la selezione Un Certain Regard del Festival di Cannes. Il progetto è interessante: dal lunedì alla domenica, sette registi di paesi e stili differenti (nell'ordine, Benicio Del Toro, Pablo Trapero, Julio Medem, Elia Suleiman, Gaspar Noé, Juan Carlos Tabio e Laurent Cantet) mostrano la capitale cubana senza mai interrompere la continuità del racconto, coordinato in modo magistrale da Leonardo Padura.

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Questa bella fluidità deriva dal fatto che tra ciascun episodio e l'altro ci sono alcuni elementi comuni che fanno da transizione. Così, dal lunedì e dalla storia del giovane americano che si lascia gradualmente trasportare dalla febbre della notte cubana, troviamo il martedì lo sguardo dello straniero, gli hotel e i taxi, ma soprattutto la musica e la notte che riconciliano Emir Kusturica con il suo soggiorno professionale all'Avana e con sua moglie, rimasta in Serbia.

Il mercoledì, un altro straniero, di lingua spagnola (impersonato dall'attore ispano-tedesco Daniel Brühl), fa all'avvenente cantante Cecilia una proposta da sogno che assicurerà a lei la carriera e a lui l'amore. Il giovedì sarà invece il palestinese Elia Suleiman a prendere le valigie e a vagabondare per la città in attesa che Fidel finisca il suo interminabile discorso. Solo, incerto nel suo incedere tra i corridoi, i viali e il lungomare, osserva uno per uno gli abitanti dell'Avana.

Ma queste diverse figure non resteranno isolate a lungo: il venerdì, un'unione sensuale e proibita durante la transe di una danza si trasforma in un rituale. In modo altrettanto rituale, Mirta si affanna in cucina il sabato, così come la vecchia Marta, che l'indomani organizza una cerimonia secondo le precise indicazioni ricevute dalla Vergine Maria, finendo per inondare l'appartamento della vicina di sotto. Una buona occasione, tuttavia, per ascoltare canti afro-cubani che continuano a risuonare nella testa dello spettatore anche a film finito.

La musica è l'inevitabile filo rosso che dà all'opera collettiva la sua bella coerenza, ma da un episodio all'altro si ritrovano anche volti, intrecci e motivi, talvolta inaspettati, che vanno dal tema dell'attesa alla presenza ricorrente delle uova… 7 days in Havana è un film ricco, poetico, caldo e pieno di umorismo che immerge lo spettatore, nel corso di una settimana, nel cuore pulsante dell'Avana vera.

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(Tradotto dal francese)

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