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VENEZIA 2010 Concorso / Grecia

Attenberg, l’ossessione del sesso

di 

Alla giovane Marina (Ariane Labed), la specie umana non piace un granché: meglio gli scimpanzé dei documentari tv di sir Richard Attenborough (storpiato in Attenberg [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Athina Rachel Tsangari
scheda film
]
dal titolo del film di Athina Rachel Tsangari, in concorso a Venezia), per il resto la ragazza si tiene alla larga da tutti. Uniche compagnie “tollerate”: il padre malato terminale e l’amica Bella, che le impartisce lezioni di educazione sessuale a base di baci saffici.

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Si comincia con le lingue delle due ragazze che si intrecciano, si continua tra sputi e versi animaleschi, in un’atmosfera straniata cui fa da sfondo il paesaggio quasi metafisico di una città industriale affacciata sul mare, simbolo – spiega il genitore alla figlia, mentre guardano dall’alto il paesaggio non proprio irresistibile – della “superbia borghese”. Ma, al di là delle battute ad effetto, è il sesso l’ossessione del film: si sognano peni ciondolanti come fichi d’india dai rami dei “cazz-alberi”, si descrive l’odore degli stalloni in calore, e via discorrendo. Intanto Marina ha incontrato un uomo, e per la prima volta in vita sua sente di provare un’attrazione verso qualcuno della propria specie.

Contrappuntato dalle strane passeggiate delle due protagoniste, dalle musiche dei Suicide e dalla “mitica” Tous les garçons et les filles di Françoise Hardy, il film scorre sul doppio binario di un’iniziazione alla vita e alla morte, tra scene reiterate e un intellettualismo da cinema d’autore riscattato soltanto a tratti da una messa in scena originale. “Il XX secolo è sopravvalutato”, si sente dire a un certo punto. Lo sono anche alcuni film, se finiscono in concorso.

Prodotto da Haos Film, Faliro House Productions, Boo Productions e Stefi Productions, con il supporto di Greek Film Center e del Programma Media dell’Unione Europea, Attenberg è venduto nel mondo da Match Factory.

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