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BERLINALE 2010 Berlinale Special

Cosa voglio di più, l’amour fou secondo Soldini

di 

“Dopo Agata e la tempesta ho sentito il bisogno di parlare della realtà dall’interno, non di un mondo inventato. Volevo prendere la macchina da presa ed entrare dentro”.Così Silvio Soldini ha introdotto il suo nuovo lavoro, Cosa voglio di più [+leggi anche:
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, suo secondo lungometraggio proposto al Festival di Berlino (dopo Brucio nel vento [+leggi anche:
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, in concorso nel 2002), inserito nella sezione Berlinale Special.

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Dopo i borghesi di Giorni e nuvole [+leggi anche:
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, questa volta sono persone di un contesto sociale più modesto nel mirino del regista milanese, che nella sua Milano — da cui mancava dai tempi di un’altra storia d’amore difficile, quella tra un addetto della sicurezza e una giovane rom di Un’anima divisa in due (1993) — ambienta una vicenda lacerata fra passione e quotidianità.

“Parlando con il pubblico dopo le proiezioni mi sono reso conto che alla gente piace sentirsi raccontata, è come conoscere i personaggi, sono simili a te e alle persone che tu stesso conosci. Volevo raccontare una storia di uomini e donne che abitano a casa tua, reale e possibile, offrire l’immedesimazione e non soltanto uno sguardo dall’alto in basso”.

Anna (Alba Rohrwacher) non potrebbe avere di più: è una ragioniera e ha un posto modesto ma sicuro, un rapporto tranquillo e consolidato anche se routinario, un appartamento, degli amici di vecchia data. Un giorno, per caso, incontra Domenico (Pierfrancesco Favino), calabrese, sposato con due figli, e la passione scoppia.
Soldini è molto abile nel descrivere un’Italia di tutti i giorni, quasi banale e poco vista nel recente cinema nazionale, fatta di palazzoni e centri commerciali, legami forti con la famiglia di origine, doveri e abitudini. Anna e Domenico riescono a ritagliarsi, fra le tante bugie ai propri partner, un solo appuntamento settimanale di quattro ore, da passare in un motel. Ben presto, però, lei comincia a sognare qualcosa di più, e l’equilibrio si rompe.

La nascita di un amore clandestino, intenso e spesso violento, viene raccontata dal regista con una sottigliezza psicologica e un’umanità che bilancia gli stereotipi del plot (il marito buono, la noia dei rapporti di lunga durata, l’avvolgente ma ingombrante famiglia italiana), e mostra, senza giudizi ma con grande compartecipazione alle situazioni dei suoi personaggi, la durezza dell’accettazione delle responsabilità familiari e il confronto con le emozioni.

“È una storia specifica ma anche paradigmatica, e le poche scene nelle quali la coppia è insieme indicano la fatica che i due fanno per vedersi”, ha dichiarato Soldini a Cineuropa: “Volevo mostrare come il mondo familiare influisce sulla concezione dell’amore. Per stare più vicino ai personaggi, ho girato con la macchina da presa a mano”.

La pellicola, girata in Cinemascope, ha richiesto tre mesi di montaggio e molte prove per costruire col maggiore realismo possibile il rapporto fra i protagonisti.

Co-produzione fra Italia (Lumière & Co.) e Svizzera (Vega Film e RSI – Radiotelevisione Svizzera), Cosa voglio di più uscirà nelle sale italiane il 30 aprile per Warner Bros.

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