Torino FF: Bomber, un “incubo” familiare tipicamente british
In primo piano, un uomo sull’ottantina sta parlando con qualcuno: “bisogna avere il coraggio”, dice, “di prendere decisioni che abbiamo rimandato per tanto, troppo tempo”. Inizia così, l’esordio nel lungometraggio (dopo tanti corti e spot pubblicitari) dell’inglese Paul Cotter, Bomber [+leggi anche:
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scheda film], fuori concorso (ma adesso si chiama Festa Mobile) al Torino Film Festival.
In realtà Alistar (Benjamin Whitrow) ha soltanto deciso di disdire l’abbonamento alla consegna a domicilio del giornale, e quella scena iniziale, giocata sul contrasto tra la “gravità” della sua decisione e l’indifferenza di chi gli sta intorno, tradisce già molto del senso (dell’umorismo) di questo road movie familiare: l’anziano protagonista, infatti, ex pilota della Raf attanagliato dal rimorso di aver bombardato un villaggio tedesco, si è finalmente deciso a chiudere i conti col senso di colpa, andando a chiedere scusa agli incolpevoli abitanti.
Ad accompagnarlo, il figlio Ross (Shane Taylor), stretto tra i genitori che lo considerano un fallito e la fidanzata che non gli perdona di essere partito, e la moglie Valerie (Eileen Nicholas, già mamma di Ewan McGregor in Trainspotting). Quanto basta per trasformare il viaggio – lungo, perché “le statali sono più belle delle autostrade, e poi a 90km/h non si consuma troppa benzina” – in un “incubo” familiare tipicamente british, fatto di stilettate assortite affidate a interpreti (soprattutto i due più maturi) come sempre impagabili.
Ispirandosi in parte ai veri genitori (soprattutto il padre pilota), e attingendo a piene mani alla tradizione dello humour inglese (“il modo sarcastico di affrontare le difficoltà della vita fa parte delle nostre radici culturali”, spiega l’autore), Cotter – che in futuro vorrebbe girare un poliziesco ambientato nell’America degli anni ’40 – costruisce una commedia forse non originalissima, ma di solido intrattenimento. E che dissimula bene il budget limitato (29mila euro, produce Boris Films), anche grazie al lavoro del direttore della fotografia Rick Siegel.
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