Fuga dal Call Center, la generazione senza una vita davanti
"Negli anni Settanta si facevano i film sul mondo operaio, è naturale che in questa fase della nostra storia si facciano film sui lavoratori precari" dice Federico Rizzo, regista brindisino e milanese d’adozione, riferendosi al recente successo di Tutta la vita davanti [+leggi anche:
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scheda film]. L'opera di Rizzo è un docu-fiction sulla vita e le vicende sentimentali di Gianfranco (Angelo Pisani), un giovane precario catapultato in un call center dopo una laurea a pieni voti in vulcanologia, e della fidanzata Marzia (Isabella Tabarini), costretta a lavorare per un telefono erotico per mantenersi agli studi. "Il call center è la prigione simbolo del precariato, e ora la crisi fornisce il pretesto per trattar ancora peggio i precari", sentenzia Rizzo.
Il progetto indipendente con budget di circa 500mila euro è stato prodotto da Cooperativa Gagarin (Fame chimica) e Ardaco con il sostegno di enti locali, associazioni e sindacati, ed è l'ottavo capitolo di un "Decalogo delle giovani vittime" (il prossimo si intitolerà significativamente Lo stagista). L'intraprendente Rizzo ha girato le interviste nel corso di sei mesi e la parte di fiction in 3-4 settimane in un call center ricostruito a Milano. "Molti degli interpreti sono attori trovati proprio nei call center, persone che hanno saputo offrire un intenso e divertente ritratto di una generazione".
Distribuito da Lo Scrittoio, Fuga dal Call Center arriva il 17 aprile nelle sale di Roma e Torino, e nel weekend successivo a Milano, Bari e altre città.
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