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Omar Shargawi • Regista

"Quelle personali sono le storie più interessanti"

di 

- Il regista palestinese-danese Omar Shargawi si è aggiudicato una Tigre per il suo primo film, Go With Peace Jamil, al Festival di Rotterdam, dove Cineuropa lo ha incontrato

Omar Shargawi, di madre danese e padre palestinese, è cresciuto nella capitale danese e ha cominciato la sua carriera come fotografo. Il suo primo film, Go With Peace Jamil [+leggi anche:
recensione
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intervista: Omar Shargawi
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, si svolge interamente in una realtà chiusa: una comunità di lingua araba di Copenhagen profondamente divisa sul piano religioso (in particolare tra sciiti e sunniti). Il film è stato girato principalmente in arabo ma s'iscrive nella tradizione danese di film dal budget ridotto che trattano soggetti importanti, in modo diretto. A gennaio, Go With Peace Jamil ha conquistato il primo premio al Festival di Rotterdam. Uscirà in Danimarca il 30 maggio.

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Cineuropa: Definirebbe il suo un film europeo?
Omar Shargawi: Fin dall'inizio, ho pensato che questo film non fosse destinato solo al pubblico danese. Anzi, è più importante mostrarlo altrove, a un pubblico europeo. Non è un film danese; l'azione potrebbe svolgersi ovunque, in qualsiasi grande città europea.

Il film manca di riferimenti geografici precisi. Potrebbe essere ambientato anche in Medio Oriente.
Sì, potrebbe svolgersi in Medio Oriente. E' il modo in cui questa gente vive, in comunità piccole e chiuse. Volevo restare vicini ad essi il più possibile. Quelle personali sono le storie più interessanti, attraverso una persona puoi avere idea di ciò che succede nella società.

La maggior parte dei dialoghi sono in arabo.
Il ragazzino parla in danese e il padre gli risponde in danese, ma in effetti la maggior parte dei dialoghi sono in arabo con una frase danese ogni tanto. Ho cercato di rendere le cose nel modo più realistico possibile. La generazione del nonno parla arabo tutto il tempo. Per la generazione di Jamil è un 50/50 e suo figlio parla solo danese. La terza generazione non parla bene l'arabo. Come me: il mio arabo non è gran cosa.

Come si è evoluta la sceneggiatura? E' stata scritta in danese e poi tradotta? Come si è svolta la collaborazione con il suo co-sceneggiatore Mogens Rukov?
E' stato scritto in gran parte in danese, con qualche parola in arabo. Mogens non ha scritto, ma mi ha guidato. Tra gli attori, tante nazionalità sono rappresentate: ci sono Egiziani, Palestinesi, Iracheni... Ho parlato con ciascuno di loro, di persona, per adattare i dialoghi ai loro dialetti. Spesso avevo un'idea di dialogo e l'ho sviluppata con gli attori.

Come ha lavorato con gli attori, tutti non professionisti? La sua esperienza come interprete ha aiutato?
Non sono un attore professionista. Ho fatto qualche ruolo, questo è tutto. Dar Salim, che interpreta Jamil, ha recitato in un episodio di una serie televisiva, ma gli altri sono per lo più parenti e amici. Il padre di Jamil è impersonato da mio padre e l'Egiziano (Hassan El Sayed) è uno dei miei più cari amici. Poiché questo lungometraggio nasce da un corto, la maggior parte degli attori ha mantenuto il suo ruolo, scritto espressamente per ciascuno di loro. Il grosso del lavoro è nel cast, non solo perché gli interpreti sono nel film come sono nella vita, ma perché sapevo esattamente come sarebbe stato se avessero detto o fatto l'una o l'altra cosa. In generale, le loro vite sono diverse da quelle dei loro personaggi. Hassan lavora in una biblioteca e Dar è pilota!

Come si è passati dal corto al lungometraggio?
Anche il cortometraggio parlava di vendetta, ma era più che altro una storia di omicidio. Non l'ho mai veramente finito, perché facendolo mi sono reso conto che questa storia aveva più da dire. Ho tenuto allora le scene migliori, ho montato un promo di 3 minuti e sono andato a bussare alle porte di Cannes per chiedere soldi per realizzare il lungometraggio.

La vendetta scaturisce da omicidi commessi in nome dell'onore. Eppure questi casi non sono molto frequenti in Danimarca.
Non succede tutti i giorni in Danimarca, gli omicidi sono commessi per lo più per gelosia o desiderio di vendetta, e coinvolgono cittadini danesi: compagni di sbronza che si battono per una ex. E' solo un caso che l'azione si svolga in ambiente arabo. Metà della mia vita si è svolta in quel tipo di ambiente, quindi per me è normale. Inoltre ho sempre avuto interesse per le questioni religiose. Come può certa gente detestare qualcuno perché non è un buon musulmano, quando essa stessa non vive come dovrebbe?

Come pensa che reagirà il pubblico a un film danese senza Danesi?
E' il primo film danese, forse il primo film europeo, realizzato esclusivamente con Arabi. Non so come la prenderanno gli spettatori, ma non vedo l'ora di vedere la loro reazione quando il film uscirà.

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