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Petri Kotwica • Regista

"Un film retto da personaggi femminili forti"

di 

- Black Ice raccontato dal suo regista, in piena ascesa dopo il primo pluripremiato film, Homesick

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è il secondo lungometraggio di Petri Kotwica dopo Homesick (2005), vincitore di diversi premi, prodotto sempre dalla società finlandese Making Movies. Questo regista di 44 anni, che ha studiato filosofia, letteratura e regia teatrale all'Università delle arti e del design di Helsinki, ha incontrato Cineuropa all'ultima Berlinale, dove il suo film è stato presentato in concorso.

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Cineuropa: Black Ice è una dramma sulla gelosia, ma l'imprevisto si dispiega con una certa calma, in modo lineare. E' stato difficile scrivere la sceneggiatura?
Petri Kotwica: la grande difficoltà della sceneggiatura sta nel fatto che la storia adotta i punti di vista di entrambi i personaggi principali, dando loro più o meno la stessa importanza. Inoltre, si tratta di personaggi dello stesso sesso, cosa che non accade spesso. Non c'è qui la dicotomia uomo/donna. Volevo fare questo film mettendo le due attrici protagoniste sullo stesso piano, andando contro gli schemi tradizionali hollywoodiani: in genere, si lotta contro il proprio avversario e, alla fine, o si vince o si perde. Tuttavia, avevo previsto alcuni "effetti collaterali", nel senso che sapevo che alcune persone non avrebbero accettato la mia idea finale di far morire uno dei personaggi principali e continuare la storia fino alla sua conclusione perfetta. Ho scritto il testo a tappe in fase di pre-produzione e di finanziamento; i pochi cambiamenti che ho fatto sono minimi.

Da chi si è ispirato per questo film? Si pensa ad Hitchcock, ma anche a Kubrick.
L'intensità del film può ricordare i film di Kubrick, ma le mie influenze vengono da Krzysztof Kieslowski e Ingmar Bergman.

E' interessante che questa sia l'opera di un uomo, perché è un film contro gli uomini, dove le donne sono forti, determinate e sincere, mentre gli uomini sono deboli, quasi patetici e grotteschi.
Questo ha senza dubbio a che fare con alcuni episodi detestabili della mia vita. Guardandomi indietro, mi sembra di essermi comportato come un clown. Vedo spesso questo tipo di comportamenti tra gli uomini intorno a me. Detto questo, si tratta chiaramente della storia di due donne, non c'era davvero spazio per il personaggio maschile.

Le scenografie e i paesaggi sono molto vari. Era importante, nell'economia del racconto, mostrare diversi aspetti della vita quotidiana dei personaggi?
Assolutamente. Come autore, cerco sempre di utilizzare l'ambiente dei personaggi (l'architettura, ad esempio) come metafora dei loro stati d'animo.

In Black Ice, il suo modo di girare è molto diverso da quello del suo primo film, Homesick.
Sì, diametralmente opposto. Homesick è stato girato in 16mm, l'immagine è molto movimentata, la grana è grossa, quasi brutta. Qui non abbiamo utilizzato la camera a spalla. I movimenti sono ondeggianti, conseguenti. Lo stile nasce dal contenuto.

Come lavora con i suoi attori e le sue attrici? E' aperto ai suggerimenti?
Ho cominciato a scrivere la sceneggiatura a inizio 2001. Una volta terminata la prima versione, ho cominciato le prove con le due attrici protagoniste, Outi Mäenpää e Ria Kataja, per vedere se erano motivate. Poi ho fatto una pausa, per riflettere sui miei personaggi femminili. Volevo finire la sceneggiatura in due o tre mesi, ma alla fine ci sono voluti due o tre anni! Prima delle riprese di Black Ice, abbiamo passato tanto tempo ad analizzare le scene. In quella fase, ho ridotto i dialoghi di un terzo, dato che le attrici non avevano bisogno di tutto quel testo per esprimere bene le cose. Sono sempre disposto a fare un film con un personaggio femminile forte (da 21 a 42 anni) e voglio assolutamente farne un altro con Outi Mäenpaä.

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