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Metod Pevec • Regista

"I nostri sentimenti e i nostri errori"

di 

- Incontro a Trieste con il regista di Estrellita, cineasta rivelazione nel 1995 con Carmen e riconosciuto a livello internazionale nel 2003 grazie a Beneath Her Window

Cineuropa: Perché un film sulla musica?
Metod Pevec: La musica è l’unica arte in grado di comunicare tutto ciò che l’essere umano può sentire: l’amore, l’odio, ogni stato d’animo. Ho scelto il violino perché è uno strumento molto costoso, e ha un suono molto simile alla voce umana: esprime al tempo stesso i nostri sentimenti, e i nostri sbagli, cioè l’attaccamento al denaro, che è una delle preoccupazioni del mondo moderno.

Com’è nata la collaborazione con i co-sceneggiatori Abdulah Sidran e Gareth Jones?
Sidran, da bosniaco, mi ha aiutato molto nella descrizione della famiglia di Amir, che volevo il più possibile aderente alla realtà. Al CineLink del Festival di Sarajevo, poi, ho incontrato l’inglese Gareth Jones: con lui ho fatto un lavoro utilissimo, che ha permesso al film di trovare più facilmente dei co-produttori tedeschi.

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Quanto il suo passato di interprete ha influenzato il suo modo di dirigere gli attori?
È importante, per un regista, sapere cosa vuol dire stare di fronte alla macchina da presa. Non è semplice piangere, ridere, o fare qualsiasi altra cosa, con cinquanta persone che tengono gli occhi puntati su di te: se conosci cosa si prova, puoi aiutare gli attori a rilassarsi, farli sentire a proprio agio sul set. Ricordo che quando facevo l’attore, mi mancava molto il dialogo col regista: per questo cerco di discutere molto con gli interpreti prima di girare, per avere un quadro molto chiaro di ciò che il personaggio sente, così non abbiamo bisogno di improvvisare sul set.

Com’è stato tornare a recitare, un paio d’anni fa, nel cortometraggio Child in Time di Maja Weiss?
Non stavo davanti alla macchina da presa da almeno quindici anni, quindi l’invito di Maja mi ha stupito: alla mia età, ci sono tanti interpreti migliori. penso che per un attore sia importante lavorare a tempo pieno, deve sviluppare le proprie abilità recitative, mentre io sono stato a riposo per vent’anni!

Ci può parlare del suo rapporto con Silva Cusin, che per Estrellita [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Danijel Hočevar
intervista: Metod Pevec
intervista: Nerina Kocjančič
scheda film
]
ha vinto il premio come miglior attrice allo Slovene Film Festival?

A sedici anni abbiamo recitato insieme: andavamo nella stessa scuola, e facevamo parte di un gruppo di teatro. Ci siamo conosciuti lì, poi lei è diventata un’attrice dello Slovenian National Theatre of Ljubljana. È stato molto semplice lavorare con lei: lavora sodo sul proprio ruolo, vuol capire tutto, ogni dettaglio. Avevo quasi l’impressione che stesse diventando il personaggio, tanto era concentrata sulla parte.

E com’è andata la ricerca del giovanissimo protagonista, Marko Kovacevik?
Dopo molti provini a Lubiana, non avevo trovato nessuno che suonasse il violino e parlasse lo sloveno e il bosniaco: e così ho deciso di non cercare giovani violinisti, e alla fine ho trovato Amir in Macedonia. Per il ruolo, ha dovuto studiare entrambe le lingue, e imparare a suonare: ma è un bravo attore, aveva già interpretato un altro film (il macedoneMirage, ndr), e si è dimostrato molto ambizioso, e un gran lavoratore.

Ci può dire qualcosa dei suoi progetti futuri?
Sono molto superstizioso, quindi preferisco prepararli in silenzio, per paura che non si realizzino. Dopo Estrellita ho girato un film per la televisione, che ho appena finito di montare: s’intitola The Hit of the Summer, è la storia di una giovane cantante, vittima del business dei discografici. Ancora un film sulla musica!

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