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Pernilla Sandström • Produttrice

"I film di Roy sono fuori dal sistema "

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- Negli ultimi dieci anni, Pernilla Sandström ha lavorato esclusivamente con la Roy Andersson Filmproduktion. A Cineuropa racconta la difficoltà di mettere insieme i finanziamenti per i suoi film

Cineuropa: Come ci si sente ad avere un film selezionato come candidato svedese per le nomination agli Oscar di quest’anno?
Pernilla Sandström: È un vero onore. Sono molto felice che la giuria abbia scelto un film così diverso, perché You, the Living [+leggi anche:
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non è proprio il genere di film che viene di solito presentato agli Academy Awards.

Com’è lavorare con un vero autore, che ha una visione così forte di quello che vuole?
All’inizio pensavo che avrei lavorato nell’ombra accanto a questo grande filmmaker, e che avrebbe seguito sempre e solo il suo istinto. Ma in realtà lui ti lascia prendere parte al suo lavoro, e questo mi ispira. Ha una visione, ma è comprensiva, gentile e aperta ai commenti.

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Come ha messo insieme i finanziamenti?
Cinque paesi erano coinvolti nella produzione. La svedese Roy Andersson Filmproduktion AB era il co-produttore di maggioranza con il 69%. Poi avevamo la tedesca Thermidor Filmproduktion GmbH con l’11%, la francese Société Parisienne de Production col 10%, la norvegese 4 1/2 col 5% e la danese Posthus teatret col 5%. In totale avevamo circa 17 partner finanziari coinvolti.

Dopo Songs from the Second Floor, ho pensato che sarebbe stato molto più semplice mettere insieme i finanziamenti per questo film, ma è stato comunque difficile. Il sistema di sostegni in Europa è pensato per un modo di fare film e girare “normale”, ma noi non lavoriamo così, non abbiamo uno script all’inizio, di solito,. Siamo fuori dal sistema, perché le regole sono molto rigide. Abbiamo dovuto adattarci ad esse, e per noi è stato difficile perché Roy ha bisogno di esplorare la sua visione in riprese di prova prima di poter scrivere l’essenza del film.

È stato importante per lei avere The Coproduction Office nuovamente con voi?
Senza dubbio. Lavoriamo con loro da un po’, ormai. Danno una prospettiva davvero internazionale alla produzione. E possiamo avere dei contatti diversi dai soliti paesi co-produttori nordici. Abbiamo fatto delle pre-vendite con loro, per Giappone e Grecia (Ama Films), che ci ha portati quasi subito al processo di realizzazione. Abbiamo anche concluso con Norvegia (Oro Film) e Francia (Les Films du Losange).

Roy ha dichiarato in molte interviste di non voler fare altri film a causa delle difficoltà incontrare nel finanziare le sue opere. Come si sente ora?
Quando fai un film di successo come Songs from the Second Floor e devi ancora lottare per fare quello successivo, per ragioni banali come le politiche attuali in Svezia, è dura. Vedrò come si sente per il futuro, per scrivere o dirigere un’altra pellicola.

Cosa pensa dell’attuale sistema di supporti dello Swedish Film Institute? Ritiene che i cambiamenti introdotti siano giusti?
Siamo in una nuova era. Stanno succedendo molte cose nel mondo cinematografico svedese, con il boom di internet ed il monopolio degli esercenti, ad esempio. Ed il rinnovamento è importante per l’SFI. Sono un po’ preoccupata per la loro idea di restringere il numero di compagnie che possono ricevere il sostegno. Potrebbe restringere anche la libertà artistica. D’altra parte, l’idea di dare più fondi a meno film è buona.

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