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Karin Julsrud • Produttrice

"Sedotta dalla giocosità di Reprise"

di 

- Karin Julsrud, che ha lavorato per molti anni come produttore indipendente e filmmaker, si è unita alla dinamica casa di produzione 4½ Production nel 2004 con Reprise sotto il braccio

Karin Julsrud, che ha lavorato per molti anni come produttore indipendente e filmmaker in Norvegia, si è unita alla dinamica casa di produzione 4½ Production nel 2004 con Reprise [+leggi anche:
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intervista: Joachim Trier
intervista: Karin Julsrud
scheda film
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sotto il braccio. Assieme ai produttori Håkon Øverås e Aagot Skjeldal, e ai filmmaker Marius Holst, Pål Sletaune e Turid Øversveen, è ora proprietaria di 4½.

Cineuropa: Com’è stata coinvolta nel film?
Karin Julsrud: 4½ Production è stata creata nel 1998 e mi sono unita alla compagnia tre anni fa. Prima ero film consultant al Norwegian Film Fund (Norsk Filmfond). A quell’epoca Joachim Trier e lo sceneggiatore Eskil Vogt, che avevano studiato all’estero, mi contattarono per la prima volta per avere assistenza sullo script. Un anno dopo, Joachim mi contattò nuovamente proprio quando stavo lasciando il Fund. Mi ero innamorato del loro script e mi chiesero di produrlo. Dissi di sì e lo portai a 4½.

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Come ha messo insieme i finanziamenti?
E’ stato molto difficile finanziarlo. Abbiamo speso 21 milioni di corone norvegesi (circa 2.6 milioni di euro) per il progetto, che rappresenta circa il 25% in più di un normale budget per un’opera prima. Il Norwegian Film Fund era l’investitore principale, e ci ha fornito almeno la metà del denaro. Il distributore locale Nordisk ha dato 2.5 milioni di corone, le compagnie di post-produzione ci hanno garantito altro denaro come anticipo dei futuri incassi, io ho messo parte del mio stipendio nel film e Joachim Trier l’80% del suo compenso da regista come investimento. Siamo stati supportati anche dal Nordic Film & TV Fund, e la svedese Film Lance International ha fornito un piccolo investimento. In totale, 4½ ha investito 3.5 milioni di corone nel film, ed è una grossa cifra per una compagnia come la nostra.

Ora che il film è stato venduto in 15 paesi, sarete in grado di coprire le spese?
Nonostante il film sia stato venduto bene all’estero, le cose non sono andate come speravamo ai botteghini norvegesi. Per fortuna, potremo ripagare tutti alla fine, quando il film avrà completato la sua esposizione distributiva internazionale. Come produttori non guadagneremo denaro ma dovremmo coprire i costi.

La pellicola è stata parzialmente girata in Francia. Avete cercato un partner francese?
Naturalmente, ma non è andata bene. Se potessi produrlo di nuovo, girerei le scene di interni a Oslo invece che a Parigi e userei solo pochi giorni in loco per gli esterni. Ci avrebbe fatto risparmiare un bel po’ di denaro.

Cosa le è piaciuto dello script?
Ho lavorato tre anni come film consultant al Norwegian Film Fund e ho letto molti script, ma questo era diverso e fresco. Mi è piaciuta la giocosità ed il genere. Il film è molto vicino allo script ed è come lo avevo immaginato leggendolo, cosa che non mi accade spesso.

A cosa sta lavorando?
Ho fatto un corto con Katja Jacobsen, diplomata alla Lillehammer Norwegian Film School, e speriamo di farne un lungometraggio. Mi piacerebbe naturalmente girare un altro film con Joachim Trier, sfruttando l’esperienza fatta con questo film.

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