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Steven Hudson • Regista

True North

di 

L’attore ora regista inglese Steven Hudson racconta a Cineuropa del suo primo film True North. Girato in un vero peschereccio, la società di produzione Ariel Films ha ottenuto due nomination ai BAFTA Awards scozzesi (Miglior regia e migliore sceneggiatura) ed è stato adesso selezionato al Variety Critics' Choice: Europe Now! di Karlovy Vary.

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Cineuropa: Perché il tema dell’immigrazione illegale per il tuo primo film?
Steven Hudson: L’immigrazione illegale è parte integrante del mondo in cui viviamo, ed è evidente che non scomparirà finche il pianeta andrà avanti così come lo conosciamo. Ci sono stati diversi film molto forti che hanno raccontato storie di immigrati illegali dal loro punto di vista. Quello che mi interessava veramente, comunque, era fare un film dal punto di vista delle persone che gestiscono il traffico di clandestini.

I politici preferirebbero raccontarci che queste sono cattive persone, ma – a prima vista almeno – il traffico di clandestini è un crimine senza vittime: i contrabbandieri forniscono semplicemente un servizio per il quale altre persone sono disposte a pagare. Da una parte, naturalmente, si potrebbe controbattere che sfruttano la disperazione umana. Dall’altra parte, però, (diversamente, per esempio, dagli spacciatori di eroina) loro non hanno mai causato quella disperazione… Semmai, aiutano ad alleviarla.

Nel periodo in cui scrivevo True North, non ne potevo più dei film dove i personaggi buoni sono buoni perché si comportano bene, e quelli cattivi sono cattivi perché sono cattivi. Mi sembrava un modo pigro di pensare. Le zone grigie della morale sono molto più interessanti: io stesso potrei pensare di essere un bravo ragazzo, ma quanto mi ci vuole per spingermi a fare qualcosa di assolutamente maligno?

Come hai collegato i drammi personali del protagonista con i temi sociali dell’immigrazione e con la fine dell’industria della pesca in Scozia?
L’immigrazione e la pesca danno la cornice alla storia ma non sono la storia stessa.. Forse ero attratto da entrambe semplicemente perché sono problemi senza facili soluzioni. Sono più grandi di ognuno di noi.

Allo stesso tempo, comunque, un peschereccio è un’ambientazione fantastica: è quasi un mondo proibito. Quasi tutti noi abbiamo visto pescherecci nei porti, ma l’universo delle persone che ci lavorano ci è completamente oscuro. La vita a bordo è incredibilmente dura, e anche fortemente cinematografica: giù nelle coperte, c’è un’atmosfera completamente claustrofobica, con uomini stretti insieme in uno spazio di pochissimi metri. Sui ponti, si può gettare lo sguardo in ogni direzione verso l’orizzonte vuoto – rimanendo completamente soli, ed esposti alle forze della Natura. In balia delle divinità, come se ci fossero.

Suppongo che non sia molto alla moda, ma sono un grande amante del cinema epico: adoro i grandi set, le tempeste, gli infiniti paesaggi panoramici. Comunque, queste immagini significano qualcosa solo se provocano vere emozioni umane. Senza emozioni, senza un fondamento nel personale e nell’intimo, non sono niente – solo vuota enfasi. Ma se fanno effetto, il cinema può diventare magico – il mondo esterno diventa un mezzo per esprimere quello interiore.

In questo senso, penso ci sia un tentativo di collegare il personale con qualcosa di più grande... Noi ci prendiamo in giro pensando di essere gli artefici delle nostre vite, ma ci sono forze esterne – forze naturali, economiche, forse anche del destino – sulle quali non abbiamo alcun controllo.

Girare su un vero peschereccio d’inverno deve essere stata un’esperienza dura. Quali sono i tuoi migliori e peggiori ricordi delle riprese?
I migliori e i peggiori:nell’Atlantico con una burrasca a forza 8. Ho sempre voluto fare il film nelle condizioni più realistiche possibili. Penso di avere avuto quello che mi meritavo.

Su quale progetto o progetti stai lavorando adesso?
Mia moglie ha appena avuto due gemelli. Proprio adesso, sono molto occupato con questo...

Cosa significa essere stato selezionato per la sezione Variety Critics’ Choice a Karlovy Vary?
Sono felicissimo!

Tradotto da Gianluca De Falco

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