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Péter Mészáros • Regista

Kythera sbarca sul suolo olandese

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Péter Mészáros è un volto noto al Festival di Rotterdam. Il suo After Rain vi è stato proiettato nel 2003 dopo essersi aggiudicato la Palma d’oro per il miglior cortometraggio a Cannes. L’ultimo lungometraggio, Kythera (visto in prima mondiale nel 2006 a Locarno), sta facendo il giro dei festival internazionali. Quest’anno è presente a Rotterdam nella sezione "Time and Tide". Il film, che s’ispira a "L’imbarco per Citera", quadro dipinto nel XVIII secolo da Antoine Watteau, racconta l’eterno e doloroso problema di una coppia dei nostri tempi la cui relazione è ormai priva di passione e forse lo è sempre stata.

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Cineuropa: Come le è venuta l’idea di combinare elementi così diversi nella composizione del racconto?
Péter Mészáros: E’ difficile indicare un momento preciso in cui il quadro e il mio racconto si sono incontrati. Ho sempre avuto bene in mente alcuni aspetti della narrazione, delle scene, delle emozioni... e all’improvviso hanno "incontrato" il quadro. Avevo una visione malinconica di quest’opera, la stessa che hanno i miei personaggi. Ho trovato questa malinconia nella mia storia e immediatamente mi è apparsa la relazione tra le due cose. E dopo si è posta la questione di come costruire un racconto sulla base di questi elementi.

Il suo film è una produzione tutta ungherese, cosa assai rara. E’ facile o difficile finanziare un lungometraggio in Ungheria?
Il budget tipico per un film ungherese è di un milione di euro e c’è un sistema a punti per aggiudicarsi i fondi pubblici della Fondazione ungherese per il cinema. Il numero di punti, e quindi il denaro concesso (che può coprire fino al 65% del budget) dipendono da vari fattori: il successo all’estero, il successo nazionale nell’ordine di oltre 100 000 spettatori, la partecipazione a un festival di classe A (100 punti) o B (50 punti). Se si vince un Oscar o una Palma d’oro, si possono ricevere fino a 500 000 €.
Tutto ciò dà un piccolo vantaggio al momento di sottoporre il proprio progetto a una gara d’appalto annuale, significa che non si parte da zero. Il resto del budget viene in genere da investitori privati e più spesso da coproduttori stranieri, da Eurimages, ARTE, ecc...

Che pensa del recente successo dei film ungheresi all’estero?
I registi ungheresi lamentano la scarsità di fondi ma questo non serve a niente, anche se è vero che è più difficile girare un film in 35mm oggi rispetto a 30 o 40 anni fa. Molte porte, tuttavia, ci sono state aperte nei festival europei. Il recente successo del cinema ungherese è una cosa, la distribuzione ne è un’altra. Per esempio, Taxidermia [+leggi anche:
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e White Palms [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Szabolcs Hajdu
scheda film
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erano coproduzioni internazionali sostenute da grossi distributori, quindi molte cose erano già stabilite prima delle riprese.

Cosa si aspetta dal Festival di Rotterdam ?
Rotterdam riunisce molti distributori e la selezione del film ha attirato l’attenzione di quelli olandesi. Spero che diventino acquirenti.

Qual è il suo prossimo progetto?
Girerò prima un telefilm, a fine aprile o a maggio. Intanto sto lavorando già a un nuovo lungometraggio, il cui titolo provvisorio è The Cold November of the Crows. Il tema non riguarda solo l’Ungheria, è europeo. Tratta della dura legge alla quale sono sottoposti i preti cattolici, ai quali è vietato ogni contatto con le donne. E’ una delle più grandi ipocrisie della storia: tali contatti ci sono sempre stati, ma in segreto. Il mio film non li giudicherà, ma si chiederà perché le cose stanno così e perché tutto passa sotto silenzio. La pellicola parlerà anche di crimine e passione, e descriverà un omicidio. Cerco di raggiungere un pubblico più vasto rispetto al piccolo gruppo di cinefili. Questo è il principale obiettivo del mio prossimo progetto.

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