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Jean Bréhat • Produttore

Finanziamenti: un percorso di guerra

di 

- Fondatore, alla fine degli anni ’80, assieme a Rachid Bouchareb, della casa di produzione 3B Productions, ha sempre sostenuto i progetti del suo partner cineasta

Fondatore, alla fine degli anni ’80, assieme a Rachid Bouchareb, della casa di produzione 3B Productions, Jean Bréhat ha sempre sostenuto i progetti del suo partner cineasta, come anche quelli di Bruno Dumont. Incontrato proprio nel bel mezzo delle anteprime del film e dei dibattiti che hanno preceduto l’uscita francese di Indigènes [+leggi anche:
recensione
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intervista: Rachid Bouchareb
scheda film
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, Bréhat racconta a Cineuropa le numerose peripezie affrontate per finanziare il film.

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Jean Bréhat: "Sin dall’inizio abbiamo avuto il sostegno dei nostri quattro attori protagonisti (Jamel Debbouze, Roschdy Zem, Sami Bouajila e Samy Nacéri) che hanno semplicemente detto sì alla nostra idea, senza aver visto prima lo script. Una volta scritta la sceneggiatura, abbiamo iniziato a cercare finanziamenti e abbiamo trovato subito il sostegno di France 2 Cinéma, France 3 Cinéma, l’anticipo sugli incassi del Centre National de la Cinématographie (CNC) e TF1 Vidéo. Ma il difficile è venuto dopo. Nonostante il sostegno da parte di Rodolphe Belmer a Canal +, il canale non era entusiasta del progetto. Devo dire che, sulla carta, la storia di quattro arabi che liberano la Francia non sembrava destinata al successo. Allora abbiamo contattato Claude Bébéar, che ha la reputazione di "grande patron dei grandi patron". E ci ha aiutato a convincere Canal + e la sua sussidiaria, Mars Distribution , dove c’era Stéphane Célérier, a cui la sceneggiatura era piaciuta.

Nonostante tutto, eravamo ancora lontani dai 25 milioni di euro sui quali pensavamo di contare all’inizio. È stato Jamel Debbouze a salvare gran parte del budget, coinvolgendo il Marocco, che ci ha garantito il finanziamento totale delle scene di battaglia. Questo ci ha permesso di fare progressi, ma anche con il finanziamento delle regioni eravamo al di sotto del budget prefissato. E allora abbiamo tagliato il mio compenso e quello di Rachid e Jamel. Ci mancavano ancora 1.5 milioni di euro dei 14 milioni finali necessari alla produzione. Il tempo passava, la fase preparatoria era iniziata e abbiamo deciso di andare comunque avanti, ripetendo a noi stessi che sarebbe andato tutto bene. Poi Canal + ci ha dato altri 200.000 euro grazie a Thomas Langmann (La Petite Reine), e France 2 Cinéma e France 3 Cinéma hanno ritoccato anch’esse il loro apporto aumentandolo. Ma nel corso dell’intera fase di riprese, abbiamo cercato di assicurare il budget, dando vita a una maratona di contatti e incontri con regioni, istituzioni, ministeri e “conseils généraux”. Quando eravamo in difficoltà, a volte chiamavamo Jamel. Alla fine, la regione dell’Ile de France ci ha sovvenzionato con 500.000 euro per la "memoria, l’integrazione e la cultura", visto che non avevamo i requisiti per i Fondi di sostegno cinematografico. L’Assemblea Nazionale ed il Senato ci hanno aiutato anch’essi, 100.000 euro qui, 50.000 lì, persino il Primo Ministro ci ha dato 20.000 euro e l’esercito francese ci ha fornito un elicottero, per esempio.

Sul versante delle vendite internazionali, avevamo ricevuto un Minimo Garantito da Films Distribution (che ha anche trovato il co-produttore belga, Versus Production) ma non c’era stata pre-vendita, perché Indigènesera stato identificato sulla sceneggiatura come un film solo franco-francese, ovvero arabo-francese. Alla fine, il budget di produzione è stato assicurato soltanto tre settimane dopo Cannes, ma non abbiamo mai avuto paura, nonostante le complicazioni. Non molliamo mai i nostri progetti. Quando si chiude una porta, si rientra dalla finestra. E poi c’era una buona causa, Indigènes non appartiene solo al dominio del cinema, a anche a quello della politica e del sociale".

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