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Dorota Kędzierzawska • I am

"Resto dalla parte della realtà"

di 

Dorota Kędzierzawska è una delle registe che fanno il cinema d’autore a modo loro, restando fedele alla poetica che ha costruito con Arthur Reinhart, il direttore della fotografia di tutti i suoi film più importanti. La sua opera prima Diabły, diabły (let. Diavoli, diavoli 1991) ha ricevuto la menzione speciale al Festival di Gdynia. Wrony il premio Coup de Coeur a Cannes nel 1994 e quelli della stampa e del pubblico a Gdynia’94. Per Nic (lett. Niente), Kędzierzawska si è vista assegnare l’Aquila (equivalente polacco degli oscar) nel 1998. Jestem ha vinto il premio speciale della giuria al Kinderfilmfest della Berlinale 2006 e due premi a Gdynia nel 2005.

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Cineuropa : In quasi tutti i suoi film mette in scena dei bambini infelici, segnati dal destino. Perchè vi concentrate su questo tipo di personaggio?
Dorota Kędzierzawska : Cerco sempre le persone che sanno mantenere fiducia nella vita, nella sua bellezza, malgrado il malessere che li circonda. Mi interesso ai personaggi che si stupiscono della realtà, di tutto ciò che gli capita… E queste capacità – la gioia e lo stupore – sono tipiche dei bambini.

Tutte le vostre sceneggiature, salvo quella di Wrony, sono basate su dei fatti autentici. Qual è la fonte di Jestem- storia di un undicenne che fugge dall’orfanotrofio?
Ho letto questa storia su un giornale. Qualche anno fa ho conosciuto un altro bambino che mi ha colpito: Arek abitava vicino alla Scuola di Cinema di Lodz. L’ho osservato correre e giocare per strada, con le sue otto sorelle. Sognava di diventare un poeta. Amava guardare il cielo. Kundel è il frutto di questi due personaggi. Il fatto di cronaca è solo un punto di partenza. Ma resto attaccata alla realtà che è più ricca di storie straordinarie dell’immaginazione.

Come ha convinto Michael Nyman a scrivere le musiche?
Arthur Reinhart lo ha incontrato a Berlino. Nyman ha visto il mio film Nic e gli è piaciuto molto. E’ quindi, credo, per questa ragione che ha accettato di cooperare con noi. Non nascondo che questo lavoro con Nyman è stata una delle più grandi avventure che abbia mai vissuto da regista. Ho avuto molta paura perché lui scrive degli spartiti che non sono adatti ai miei film... Ma era molto aperto e attento a quello che avevo in mente, ascoltava i miei consigli. E’ successo che abbiamo provato le stesse cose.

I titoli di tutti i vostri film sono molto lapidari, e allo stesso tempo espressivi...
I titoli sono fondamentali. Se non ho un titolo quando mi metto a scrivere, finisce che butto via la sceneggiatura. Se invece do un nome alle cose fin dall’inizio le idee vengono da sé, la storia si costruisce facilmente.

All’ultimo festival Camerimage a Torun, i professionisti di diversi paesi hanno affermato che Jestem avrebbe potuto essere il candidato polacco agli oscar al posto di Komornik (Collector) di Feliks Falk perchè è più universale. L’universalità è uno dei suoi valori?
Senza dubbio. Vglio sempre fare dei film che siano comprensibili da tutti gli spettatori, a prescindere dai limiti geografici. E spero che lo siano.

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