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Peter Sehr • Produttori

Al cuore delle reti europee

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Grande appuntamento annuale dei professionisti del cinema francese, le riunioni cinematografiche di Beaune organizzate fine ottobre dall’ARP hanno anche dato l'occasione a Cineuropa di incontrare l'autore, regista e réalisateur e produttore tedesco Peter Sehr (P'artigiano Film). Leopardo d’Oro nel 2001 a Locarno con il suo 4°lungometraggio Love the hard Way, il regista è anche una figura di riferimento per l’industria cinematografica tedesca e francese poiché diririge L'Atelier/Masterclass di cinema Ludwigsburg-Parigi, un programma di formazione di un anno per futuri produttori e distributori di film europei.

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Cineuropa: Come va il seminario/Masterclass cinque anni dopo la sua creazione?
Peter Sehr: Il corso che si svolge per metà alla Femis a Parigi ed alla Filmakademie di Stoccarda (Ludwigsburg) conta ora un terzo di studenti francesi, un terzo di tedeschi, ed un terzo ad altri sei paesi europei. Metà dei nostri studenti hanno già seguito dei corsi di produzione, altri sono giuristi, economisti... Insegniamo la produzione, la distribuzione e l’esercizio cinematografico, materie abbastanza rare nelle scuole di cinema. Analizziamo tutto, in particolare i sistemi che esistono in Francia ed in Germania, ma anche in Spagna ed in Polonia. Geoffrey Gilmore, il direttore del festival di Sundance, viene ogni anno a dare un corso sulla produzione indipendente negli Stati Uniti. Alla fine della formazione, ogni studente produce in collaborazione con Arte, Filmakademie Baden-Württemberg e la Femis dei cortometraggi (coproduzioni franco-tedesche). La Masterclass è alla sua 5e promozione ed un'associazione dei vecchi allievi è stata creata l'anno scorso. L’associazione organizza tre riunioni all'anno (Cannes, Berlinale e appuntamenti franco-tedeschi). Circa il 50% dei laureati hanno creato una propria società di produzione con progetti già in sviluppo, altri lavorano in istituzioni europee o a Europa Cinemas, per esempio. La vita in comune durante un anno tesse legami che durano e che possono anche esercitare un'influenza nel settore della distribuzione. Così uno dei nostri ex studenti è ormai distributore in Inghilterra per film francesi e tedeschi.

Lei è anche coinvolto nell'organizzazione degli appuntamenti annuali franco-tedeschi
Ho partecipato alla loro creazione con Daniel Toscan du Plantier e Margaret Menegoz; le prime due edizioni hanno avuto luogo in Francia, quest'anno gli appuntamenti si sono svolti a Colonia e nel 2006, si svolgeranno a Monaco. Questi eventi hanno un ruolo molto importante in Europa ed Unifrance ha lanciato la stessa cosa con l'Italia, e lo farà con la Spagna (dal 18 al 20 gennaio 2006 a Parigi).

Ci sono progetti concreti che si sono realizzati a seguito di questi scambi tra professionisti europei?
I sistemi francesi e tedeschi sono ancora abbastanza diversi, cosa che non facilita le coproduzioni. Le riunioni franco-tedesche permettono di identificare le modalità per migliorare le coproduzioni e i regolamenti. Per esempio, in Germania, tutto ciò che è europeo è anche tedesco, dunque un attore inglese può essere considerato come tedesco, mentre in Francia occorre essere francesi (rire) nel sistema di punti. In Germania, per quanto riguarda le lingue, basta di una versione tedesca anche sincronizzata per ottenere l'approvazione, mentre in Francia, occorre che i dialoghi originali siano in francese. È una delle ragioni per le quali le coproduzioni franco-tedesche sono quasi sempre produzioni maggioritarie francesi. Ma sono ottimista: ci sono proposte concrete per rendere il meccanismo più semplice.

Come si può migliorare la circolazione dei film europei non nazionali in Europa?
Occorre prima di tutto produrre dei film che piacciano, le strutture da sole non bastano. In Francia, a parte Good Bye Lenin! [+leggi anche:
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e la caduta [+leggi anche:
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, i film tedeschi non hanno funzionato; queste esperienze negative e ripetute nel corso degli anni fanno che i distributori non vogliono più avere a che fare con i film tedeschi. Più in generale, penso che in Europa esista attualmente una creatività più omogenea, ma che ci fossero più scambi sul piano culturale negli anni 70. La gente aveva interesse a ciò che avveniva negli altri paesi europei, nel teatro, nella letteratura e nel cinema. Oggi sembra esserci un ripiegamento su se stessi, sul proprio paese, un eccessivo individualismo. In Europa, dobbiamo provare a contrastare questo movimento. In materia di distribuzione, se non ci fosse Media Plus, sono sicuro che molti film europei non sarebbero mai stati visti in altri paesi. La rete Europa Cinemas svolge anche un ruolo essenziale. Gestisco anche un cinema a Monaco e per raggiungere il 25% di film europei non nazionali programmati, devo esaminare molto attentamente quali film hanno funzionato e come. Ciò mi spinge ad osservare il mondo esterno.
Sull'aspetto coproduzione, trovo che i mini-trattati come il franco-tedesco aiutano enormemente. I tedeschi ne firmeranno uno con la Spagna e la Francia avrebbe dei progetti con l'Italia, la Spagna e l'Inghilterra. Un coproduttore considera il suo film come il suo bambino. Nel caso di un semplice acquisto di diritto, se il fim non va, vi è un disinteresse immediato da parte dell’acquirente. La relazione psicologica è completamente diversa quando si è partner e si può accedere a tutte le sovvenzioni possibili nell'altro paese coproduttore. Per molti film, l'importo versato dal mini-trattato franco-tedesco (500 a 600.000 euro per ciascuno dei sei film scelti all'anno) rappresenta il 20% del budget; senza questo contributo i progetti non potrebbero realizzarsi. Occorre anche riflettere tutti i 2-3 anni sui risultati e fare evolvere il sistema se non è abbastanza efficace. Contrariamente a ciò che si può a volte pensare, tutte le iniziative di collaborazione transeuropea sono molte ben accettate da parte dei professionisti dell’audiovisivo. Anche il mercato francese ha ora bisogno di partner europei.

Come può fare il cinema tedesco per riconquistare le quote di mercato che ha perso in casa?
In Germania, la quota di mercato per i film nazionali oscillia, in funzione degli anni, tra l'8% ed il 15%, ma siamo più spesso sotto il 10%. La distribuzione è quasi completamente nelle mani degli americani. La priorità è: ripartire dal sistema di educazione. Se i giovani non conoscono la storia del cinema del loro paese, non possono fare la differenza tra il cinema Hollywoodiano ed il cinema europeo. In Francia, in Belgio, in Scandinavia dove il cinema è insegnato, i film nazionali sono molto più forti e apprezzati. Conta ovvimante dare più denaro per le sceneggiature o la produzione, ma ciò non basta far cambiare realmente le cose. Occorre investire sui giovani, avere insegnanti che hanno fatto studi di cinema, non semplici cinefili ma veri professionisti. Occorrerà tempo, al meno 15 anni, ma occorre cominciare adesso.

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