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Gaetano Blandini • Direzione Generale Cinema - MBAC

Il nostro cinema sulla via della seta

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La via della seta del XXI secolo non è più popolata di cammelli e mercanti di spezie ma di produttori a caccia di partner per realizzare i loro sogni. L'Italia in questo senso ha fatto passi da gigante negli ultimi 12 mesi, creando nuove alleanze in particolare con l'India e la Cina.

Il nuovo film di Gianni Amelio, La stella che non c'è è stato girato in Cina, Lina Wertmüller sta lavorando a un progetto ambientato in Oriente e Francesca Archibugi è sul set in India. Abbiamo chiesto al DG Cinema del ministero dei Beni Culturali, Gaetano Blandini, di spiegarci il funzionamento di questi accordi e le prospettive future che aprono al nostro cinema.

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Cineuropa: Come funzionano gli accordi di coproduzione tra l'Italia e gli altri paesi?
Gaetano Blandini:Una volta che è stato firmato un accordo bilaterale, esso deve essere ratificato dai due rami del Parlamento per diventare legge. Questo processo richiede dai 12 ai 18 mesi, così ad esempio gli accordi più recenti con la Cina (dicembre 2004) e l'India (maggio 2005) devono ancora diventare legge. Questo è difficile da capire per i nostri partner stranieri, perché all'estero queste procedure sono molto più rapide.

Questo può portare a ritardi?
Sì, proprio per ovviare a questo problema è stata introdotta una modifica nella legge del 2004. Attualmente il ministro, di comune accordo con la Direzione Generale e la Commissione Cinema, può fare un'eccezione per consentire ai progetti che soddisfano certi requisiti culturali, economici o industriali di partire anche se gli accordi non sono stati ratificati. È quello che sta accadendo per le coproduzioni con Cina e India.

Cosa succederà?
A partire dalla base posta dagli accordi, molto dipende dall'iniziativa dei privati. Nella fase attuale di crisi - crisi non tanto di idee e progetti, quanto finanziaria - le coproduzioni stanno attraversando un periodo difficile. Ne siamo consapevoli e stiamo organizzando una serie di incontri per discutere singoli progetti, incoraggiando lo scambio di idee tra produttori.

Quali eventi state organizzando?
Un'iniziativa si svolgerà in India alla fine di novembre. Una piccola delegazione di rappresentanti della Direzione Cinema e di Cinecittà Holding insieme a un gruppo di produttori italiani trascorrerà alcuni giorni in India. Intendiamo illustrare i vantaggi dell'accordo di coproduzione tra i due paesi e verificare le concrete possibilità di avviare delle coproduzioni. Un esempio è il film di Francesca Archibugi Lezioni di volo, una coproduzione che coinvolge Italia, India, Francia e GB (per l'Italia Cattleya e il fondo di garanzia).

Nell'attuale situazione del cinema italiano, le coproduzioni possono servire a trovare nuovi finanziamenti?
Le coproduzioni sono certamente un modo di produrre un maggior numero di film. Non voglio attaccare nessuno, ma ritengo che i nostri produttori dovrebbero essere più attivi in questo senso. Purtroppo sono ancora pochi i produttori italiani che conoscono i mercati stranieri e lavorano con l'estero. Parlo non tanto dei nuovi mercati, quanto di quelli vicini, soprattutto l'Europa. Ecco perché i nostri progetti hanno difficoltà a trovare sostegno a livello europeo, per esempio attraverso Eurimages o il programma MEDIA: i produttori pagano un deficit culturale nei rapporti con gli altri paesi.

Vede sviluppi in questo senso nel medio-lungo termine?
Le cose stanno cambiando, ma c'è ancora molto da fare. Ognuno deve fare la sua parte e vorrei che i produttori fossero più attivi. Il nostro compito è collegare le varie parti, cosa che facciamo già con iniziative come il Forum italo-francese organizzato da Cinecittà Holding a giugno di quest'anno. In questo momento stiamo lavorando con i francesi del CNC per dare un seguito a quell'iniziativa. Poi c'è l'incontro con gli indiani alla fine del mese e stiamo iniziando a dialogare con gli spagnoli. Vorremmo fare qualcosa di analogo con i russi ma siamo ancora bloccati, il sistema russo è appena stato riformato modificando lo scenario anche per quello che ci riguarda.

Si è parlato anche di un possibile accordo con l'Ungheria.
Siamo a buon punto con il negoziato, stiamo dando gli ultimi ritocchi all'accordo. Tuttavia questi accordi sono come automobili, che senza benzina restano ferme: i tagli non potranno che creare difficoltà.

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