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Bruno Podalydès • Regista

La fede e la gioia

di 

- Dopo essere stato presentato a Venezia, questo secondo episodio delle avventure di Rouletabille, già uscito in Francia, è stato in competizione al Festival di Namur

Dopo essere stato presentato a Venezia, questo secondo episodio delle avventure di Rouletabille, già uscito in Francia, è stato in competizione al Festival di Namur, dove abbiamo incontrato Bruno Podalydès, caloroso, sincero, addirittura sfrontato di tanto in tanto.

Cineuropa: Il tuo film è assai divertente e, nel guardarlo, si ha come l'impressione che tu ti sia divertito molto anche nel realizzarlo. E' forse per quella vena di trasgressione che lo percorre?
Bruno Podalydès: Effettivamente mi sono divertito molto facendo questo film. Soprattutto grazie alla storia, ai personaggi, all'ambiente (il film è stato girato sull'isola di Port-Cros, nel Mediterraneo). Spero che il film possa piacere al pubblico belga più che a quello francese, che credo sia rimasto un pò spiazzato dall'aspetto trasgressivo di cui parlavi. Spesso lo spettatore tende a voler comprendere razionalmente tutto ad ogni costo, dimenticando che un film non segue necessariamente i dettami della logica.

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In effetti, l'intreccio sembra talvolta scivolare in secondo piano.
Ci sono due trame, ma quella del mistero mi interessava meno di quella incentrata sul rapporto tra Rouletabille e sua madre. Questo episodio d'incesto è talmente evidente e 'grande' che ho preferito affrontarlo direttamente. Credo che Leroux la pensasse allo stesso modo, ma non ha potuto essere altrettanto esplicito ad inizio secolo. Ma ciò non significa che mi prenda gioco della storia per come era stata raccontata, il libro mi piace moltissimo così com'è.

Parlando di Mistero della camera gialla, spesso tra le tue fonti d'ispirazione si cita il fumetto. Per questo episodio si può pensare anche all'operetta ?
Per il principe Galitch, la musica, le canzoni? Assolutamente sì. Si parla spesso di fumetto, riferimento giustissimo, anche se io direi piuttosto i cartoni animati di Tex Avery. Ma ho giocato soprattutto sulla commistione di generi, passando da questo, al romanzo d'appendice, al vaudeville. E non l'ho fatto consapevolmente. Era piuttosto una ricca scelta che mi si offriva, e io coglievo qua e là, certo che infine ne sarebbe uscita la miscela giusta.

Come hai lavorato sull'adattamento del romanzo ?
Quando scrivevo Il mistero ho messo a punto una prassi tutta personale, che mi sarebbe molto difficile spiegare. E' stato un processo piuttosto lungo, ho lavorato molto sulla sceneggiatura, poi, poco a poco, prendevo frasi da una scena per inserirle da qualche altra parte. Per Il profumo della dama en nero [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Bruno Podalydès
intervista: Pascal Caucheteux
scheda film
]
, grazie a questo metodo, sono stato molto più veloce e libero. Mi sono sentito molto meno succube dell'opera, affrancato dal doverla rispettare scrupolosamente. Inoltre, ho pensato che più il film si allontanava dal libro, più Leroux l'avrebbe apprezzato, che la vera fedeltà dell'interpretazione si trova nella conservazione dello spirito più che nella traduzione pedissequa. Un procedimento da romanzo d'appendice, dove si è obbligati a scrivere senza una direzione prestabilita, andando avanti alla giornata, servendosi dei personaggi più disparati.e nello stesso tempo, rendere le immagini, il bastone, il teschio, l'arancia. Ci sono molte cose che ho preso in prestito, come le regole, il pesce, me ne sono appropriato, e come nel caso dell'arancia, nel conservare i simboli, ho finito per farne un uso totalmente diverso rispetto al libro.

Rouletabille è un personaggio talmente spiacevole che lo spettatore tende ad identificarsi in Sainclair, il 'Candide' di questa storia.
L'ingenuità di Sainclair mi commuove, è una cosa che amo molto, e non mi piace lo spettatore che guarda lo spettacolo di magia all'inizio del film con ammiccante superiorità. Se qualcuno si impegna in un numero di magia è per offrire al pubblico un passatempo divertente, non per ingannarlo. Mi piaceva molto l'idea che il film potesse essere amato anche dai bambini di dieci anni, forse perché ho un figlio di quell'età. E, certo, questa storia della maschera di ferro, della bagnarola/feretro, deve averne impressionati molti! Mi piace credere che certe cose fossero paurose e che certi ne siano rimasti turbati! Ed è proprio ciò che mi piace nel personaggio di Sainclair: il fatto che lui abbia creduto, che si sia lasciato prendere ed abbia dato briglia sciolta alla sua immaginazione. Il cinema è una cosa troppo preziosa, non avevo affatto voglia di usarlo semplicemente per ingannare.

Se fossi stato gentile, che cosa non avresti inventato ?[allusione ad una domanda ricorrente, fatta da ogni personaggio del film] ?
Ah (risate)! Il mio preferito è il porta uovo. E' la cosa più divertente. Avrei forse dovuto rispondervi, il cinema, ma è una cosa troppo grandee...

Hai nuovi progetti ?
Ho diversi progetti, una commedia musicale, un thriller, una commedia classica, ma non credo di essere più capace di rispettare regole di un genere. Staremo a vedere.

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