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Eliane du Bois • Distributrice

Trenta anni dopo

di 

- Cinélibre-Cinéart festeggia 30 anni. Nel maggio scorso, al Festival di Cannes, il trionfo di l'Enfant ha permesso a Cinéart di festeggiare la sua dodicesima Palma d'oro

Cinéart-Cinélibre festeggia 30 anni. Nel maggio scorso, al Festival di Cannes, il trionfo di Luc e Jean-Pierre Dardenne per L’Enfant [+leggi anche:
recensione
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intervista: Luc & Jean-Pierre Dardenne
scheda film
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ha permesso a Cinéart di festeggiare la sua dodicesima Palma d'oro (tra gli altri Yol, Elephant, Rosetta, Il sapore della ciliegia, Underground...) ma anche la ricchezza del proprio catalogo. Cinélibre è animato da anni da Eliane du Bois. Le abbiamo chiesto di raccontarci la genesi della "major" delle indipendenti come amava definirla il compianto Jacques Ledoux.
Nel 1968, dopo la contestazione all'ULB, La Cambre, L'INSAS e l'IAD, degli studenti delle scuole di cinema decisero di creare la Linea generale per diffondere i cine-tracts che i nostri amici francesi hanno girato in Francia e principalmente a Parigi, prima di riunirsi insieme ad altri militanti nella Unité de Distribution...

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Cinergie: l'idea di Cinélibre era di offrire un'alternativa al cinema commerciale dando la possibilità di vedere cinema impegnato e alternativo?
Eliane du Bois : I primi soggetti del catalogo Cinélibre, in 16mm, erano l'immigrazone, le donne, l'anti-nucleare, il Cile, la guerra in Vietnam. Abbiamo ripreso una serie in 16 mm con la quale abbiamo costituito un catalogo. Paul Billot che proveniva dal teatro, ci ha messo in contatto con gente del suo ambiente come Henry Ingberg, il quale ci ha proposto attraverso la banca Copine di trovare dei garanti per una piccola somma di denaro. Questo ci ha permesso di acquistare i primi film del circuito di 16mm. Abbiamo messo in circolazione Sartre par lui-même (Alexandre Astruc e Michel Contat), Harlan County (Barbara Kopple). Il film ha fatto una carriera in 16 mm (10.000 spetattori) e, grazie al premio dell'UCC (Union des Critiques de Cinéma), è uscito nuovamente nella sala, all'Arenberg, questa volta in 35 mm. Poi abbiamo distribuito Black Jack di Ken Loach e Alambrista di Robert Young.

Seconda tappa, l'episodio di Monty e delle due sale a disposizione.
Un po' per caso abbiamo conosciuto dei giovani del Monty, che volevano fondare delle sale di cinema in questo vecchio cinema del quartiere. Il posto è diventato presto di moda, la programmazione funzionava. Dopo aver fondato Cinédit, l'idea era di mostrare cinematografie del mondo, consacrando settimane al cinema cubano, cinese, indiano etc. Poi, con il Goethe Institut abbiamo fatto una retrospettiva su Wim Wenders, Werner Schroeter, Hans-Jurgen Sylberberg con Serge Daney come ospite. Cinédit era una sorta di ciné-club con ospiti. Ma presto è nato un problema di soldi. Abbiamo deciso di separarci.

A questo punto avete deciso di prendere l'Arenberg ?
Chi non rischia niente non riceve niente. Abbiamo quindi riacquistato la società gestita da André Weiss e René Mestdagh che si chiamava Cinéart. L'idea originale era di fare 50 e 50 con Progrès di Didier Geluck. Un'unione che si imponeva dal fatto che eravamo complementari. Progrès Films distribuiva film classici, soprattutto dell'Est, mentre noi film più militanti. Ma col maggio del 1968, dei registi come Jean-Louis Comolli, non si ponevano più le questioni di fondo ma anche di forma. L'idea era di allargare il pubblico. La nostra riflessione si evolveva con gli stessi tempi dei registi usciti dal '68.

E' stata una scelta dolorosa quella di abbandonare il mestiere di montatrice?
Quando si esce dall'INSAS si ha piuttosto voglia di girare o produrre. Ma fare film senza distribuzione non è un granché. Da qui la scelta di creare una società di distribuzione. Non mi rendevo conto che Cinélibre stava per diventare una vera e propria PME con tutto quello che comporta: motivare e convogliare gente in un progetto comune. Dovevamo essere attivi quanto gli altri in termini di pubblicità, spese, promozione per, se non fare concorrenza, quanto meno coesistere sugli schermi. Una uscita tradizionale implica un certo tipo di lavoro. Abbiamo quindi abbandonato un po' il circuito culturale. E' triste vedere il livellamento di oggi, per il quale tutti vedono sempre le stesse cose. Il pubblico chiede quello che già conosce e ha perso ogni idea su quello che ci può essere di diverso. Non mette mai piede in certe sale.

E' come l'offerta del DVD.
Il problema è che l'offerta si è moltiplicata così tanto che un essere umano non riesce ad assorbire tutto quello che gli viene proposto. Se il critico non identifica la singolarità di un film, il pubblico non lo seguirà. A questo va aggiunto il rilancio del marketing. Vista la quantità di progetti immessi sul mercato allo stesso tempo, ognuno vuole fare uscire il suo film, il suo libro o il suo spettacolo teatrale. Ogni volta bisognerebbe creare un evento, ma non è possibile. Il fatto di aver creato Cinéart al fianco di Cinélibre è una sorta di metafora del cinema. Non si può guardare né solamente da una prospettiva commeciale né culturale. Il cinema commericale si rinnova anche grazie al cinema d'autore. Ci vogliono soldi per fare il film successivo. L'industria deve girare, certo, ma senza un laboratorio di ricerca morirebbe. E' la ragione - e so che ci viene rinfacciato - per cui anche noi distribuiamo film commerciali. Tanto più che il Belgio è piccolo e non si supera mai una certa soglia di presenza in sala.

Luc e Jean-Pierre Dardenne hanno vinto la seconda Palma d'oro. Sei felice come distributrice di questi registi che hai seguito dal primo film?
Ho iniziato a seguirli molto prima. Abbiamo cominciato con Nous étions tous des noms d'arbres, un film co-diretto da Armand Gatti. Poi Falsch. Li abbiamo abbandonati per Je pense à vous, che non ci piaceva. Anche loro hanno preso le distanze da questo film. Ci hanno presentato La Promesse e poi non li abbiamo più abbandonati. L'Enfant amplifica le qualità dei precedenti. Offre l'emozione de La Promesse, il rigore di Rosetta e de Il figlio. E’ forte ed emozionante. La seconda Palma d'oro belga è stata ancora più emozionante perché si è trattato di una sorpresa!


(Testo rimaneggiato con la gentile autorizzazione di Cinergie.be.
La versione completa e l'intervista filmata sono disponibili su www.cinergie.be)

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