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LOCARNO 2022 Cineasti del presente

Bianca Lucas • Regista di Love Dog

"Penso che tutto ciò che si vede sia una versione estrema di una persona che esiste in tutti noi"

di 

- Nel suo primo lungometraggio, la regista polacca cerca di dare una visione realistica di come si vive un lutto

Bianca Lucas • Regista di Love Dog

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di Bianca Lucas è stato presentato in anteprima quest'anno al Locarno Film Festival nella sezione Cineasti del presente. Abbiamo parlato con la regista delle condizioni di produzione, della sua intenzione di catturare un'atmosfera particolare e dello stretto legame che aveva con la comunità in cui è stato girato il film.

Cineuropa: Perché hai voluto raccontare questa storia?
Bianca Lucas: Più che raccontare una storia, volevo catturare uno stato d'animo, un sentimento e un'atmosfera. La storia è solo un veicolo per ritrarre altri elementi. Il tipo di cinema da cui sono più attratta non è quello con le cosiddette storie. Per me la forza del cinema è creare un'esperienza, un'esperienza sensoriale, e questo è stato il mio primo obiettivo con il film. Volevo catturare una sensazione che stavo attraversando io stessa. Volevo guardare più da vicino il processo del lutto e rendergli giustizia in un modo più realistico. Inoltre, c'è un'atmosfera molto particolare in questa regione del Mississippi in cui stavamo viaggiando in quel momento che mi piaceva e che volevo mostrare. Sentivo che molte cose, le fantasie e le illusioni su una irrealistica idea di successo, stavano andando in pezzi. Ho sentito che c'è un vero sentimento di dolore tra il popolo americano.

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Avevi in mente di includere la situazione della pandemia sin dall'inizio?
No, per niente. La mia direttrice della fotografia Józefina Gocman-Dicks è arrivata negli Stati Uniti nel 2020, prima che tutto iniziasse. Un amico ci ha prestato una telecamera e abbiamo pensato di girare un documentario su questa comunità del Mississippi. Abbiamo incontrato John Dicks che ha interpretato il protagonista durante quel periodo. Poi hanno chiuso i confini ed è arrivato il lockdown, siamo rimasti bloccati nel Mississippi e siamo entrati in isolamento insieme, Józefina, John e io. All'inizio non sapevamo cosa fare, tutti erano molto spaventati da quello che sarebbe successo dopo. Dopo due o tre settimane, abbiamo iniziato a pensare al film. Questo momento ha coinciso con un periodo molto difficile della mia vita, che non era legato alla pandemia, ma avevo molte sensazioni che volevo esorcizzare. Ho messo insieme una trama semplice, ispirata da John e dalla comunità. Non lo considero un film sulla pandemia, ma ci siamo dovuti adattare alla situazione e poi non volevo nascondere le circostanze del tutto particolari.

Puoi dirci di più sul luogo e la casa in cui hai girato?
La città in cui abbiamo girato è Natchez. È un posto strano, una cittadina piccola e assonnata, ma apprezzata per la sua architettura storica. È la città degli Stati Uniti con l'architettura prebellica più preservata, visitata da tanti turisti. Ma durante la pandemia, i bnb erano tutti vuoti e un amico ci ha messo in contatto con il proprietario di questa grande casa in riva al fiume. In una situazione normale sarebbe stato troppo costoso affittarla. Ma il proprietario è stato di grande aiuto, così come molte persone che sono diventate parte del film. In realtà, John e Józefina si erano innamorati in quel periodo, si sono sposati e ora hanno una famiglia.

Hai scritto tutti i dialoghi o ci sono parti improvvisate?
Ci sono molte parti improvvisate. Ho creato una situazione, sapevo qual era l'ambientazione e le scene, ho scritto alcune frasi e le ho arricchite assieme agli attori. Erano liberi fintanto che rimanevano nei binari di quello che volevamo ottenere.

E come hai lavorato con gli attori?
Quelli con cui abbiamo lavorato non erano attori. Siamo tutti amici. Volevo che l’interpretazione fosse il più naturale possibile. Quindi, per esempio, quando John parla con un amico, quello è un suo amico per davvero, e quindi lascio che parlino il più liberamente possibile. Abbiamo passato molto tempo insieme e condiviso molte storie, anche al di fuori del film. Sembrava che ci fosse una di queste strane situazioni da campo estivo. Eravamo tutti insieme, tutto il tempo. A volte accendevamo la camera e a volte la spegnevamo. Ma comunque, tanto per essere chiari, questa rimane finzione. John interpreta una versione di se stesso, molto oscura. E penso che tutto ciò che si vede sia la versione estrema di una persona che esiste in ognuno di noi.

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(Tradotto dall'inglese)

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